Libertines live

Libertines live

di Mariangela Macocco

Chi pensava che i Libertines avessero ormai detto tutto quello che avevano da dire deve decisamente ricredersi. Di ritorno nella capitale francese in questo piovoso inizio marzo per due date, sold out nel giro di pochi minuti (giusto per avere la giusta cognizione del successo che la band britannica capitanata da Carl Barat e da Pete Doherty riscuote a queste latitudini), il gruppo ha infiammato l’Olympia regalando delle esibizioni di altissimo livello. A riscaldare l’atmosfera un opening act lungo e variegato: le prime a calcare il palcoscenico, nascosto a metà da un grande telo nero su cui risaltava la scritta bianca a caratteri cubitali “The Libertines”, sono le fascinose inglesi Lock, gruppo interamente al femminile. Britpop con venature dark ben eseguito: sono una piacevole scoperta e sorpresa, sicuramente da seguire con attenzione.  Una breve pausa e Pete Doherty fa una prima apparizione a sorpresa sul palco, accompagnando con la chitarra la lettura di un testo fra prosa e poesia.  E’ accolto da un caloroso applauso e si capisce subito che l’imprevedibile e talentuoso britannico è in gran forma e di ottimo umore. Si impossessano infine del palco i Reverend and the Makers. Rock energetico, gran simpatia e musica gradevole. Parla molto il frontman della band, coinvolge il pubblico e offre della buona musica, molto ben suonata. Alla fine dell’esibizione la sala è caldissima e siamo tutti pronti per l’esibizione dei Libertines.

Lock

Verso le 21.15 si alza il sipario, sulle note di Diamond Dogs di David Bowie. Jeans neri e giacca nera per Carl Barat, maglietta bianca e camicia a fiori per Doherty e immancabile cappello nero in testa, lo show inizia subito con grande energia. Primo brano in scaletta è Barbarians dall’ultimo lavoro Anthems For The Doomed Youth. Barat e Doherty sono, come sempre, complementari l’uno all’altro. Grandissima è l’intesa fra i due, si percepisce con chiarezza ed è certo una delle ragioni della magia che noi del pubblico viviamo anche in quest’occasione. Primo dei pezzi forti della serata è Horrorshow dall’album Up The Bracket, uno dei classici che fa cantare tutti. Prima di What Katie Did è il turno di Fame And Fortune, Boys In The Band e The Milkman’s Horse. Introdotta dal riff di chitarra di Doherty, What Katie Did è cantata soprattutto da Barat, con Doherty impegnato ad accompagnare magnificamente alla chitarra e a offrire il proprio apporto nei cori. Il pubblico apprezza moltissimo il brano ma non c’è tempo da perdere perchè è seguito subito dalla title track di Anthems For The Doomed Youth. La chitarra di Doherty risplende e si fa notare anche in questa occasione e certamente si deve ancora una volta sottolineare la perfetta simbiosi fra i due amici, sia nel cantato che nella parte musicale. Bellissima The Man Who Would Be King che introduce il momento migliore della serata: You’re My Waterloo. Carl Barat al pianoforte e Doherty alla chitarra, è uno dei brani simbolo della band inglese. Ieri sera ce ne hanno offerto una versione perfetta. Poi ancora Gunga Din, Can’t Stand Me Now, fra gli altri, per chiudere in gloria con Time For Heroes e The Good Old Days, ed è il caso di dire che i giorni di gloria sono davvero tornati per i Libertines, con grande gioia di tutti.

Libertines live 2

Una breve pausa e per gli Encores Pete Doherty, tornato sul palco con una bandiera francese intona le note della Marseillese cantata, ovviamente, da tutti. I brani in chiusura di spettacolo sono degni della serata: c’è spazio per la bellissima Music When The Lights Goes Out, Up The Bracket e per chiudere What A Waster e Don’t Look Back Into The Sun. Un lungo applauso in chiusura di show. I Libertines, in gran spolvero, loquaci e sorridenti, sono visibilmente molto felici della standing ovation.  A questo punto, ci aspettiamo da loro ancora grandi cose per il futuro.  

httpv://www.youtube.com/watch?v=a6NbULBPEgM

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