Foxy

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I Foxygen arrivano a Parigi sull’onda di un successo inatteso.

Il Point Éphémère è un bar/ristorante con sala da concerti annessa; si tratta quindi di un locale piccolo che, quando è al completo, come stasera, può ospitare circa 300 persone. La curiosità e l’attesa per l’esordio parigino dei Foxygen sono forti: la giovane band arriva sull’onda di un disco (We Are The 21the Century Ambassadors Of Peace And Music) accolto da recensioni entusiaste, il concerto è stato ovviamente programmato da tempo, prima del successo di queste ultime settimane, e il risultato è che in molti cercano biglietti fuori dalla sala. Cosa saranno in grado di produrre sul palco? La domanda è legittima perché i Foxygen sono un duo giovanissimo che interpreta una musica dalle profonde radici in un passato (Dylan, gli Stones, il garage, la psichedelia-pop californiana) che ormai possiamo considerare “classico”. Diciamo subito che la loro apparizione sulla scena, alle 21.30, dopo una mezz’ora con i parigini Wall of Death (non male), fuga ogni dubbio. I Foxygen hanno scelto un approccio giocoso e disteso che non si prende sul serio.

Sam France e Jonathan Rado presentano We Are The 21the Century Ambassadors Of Peace And Music

Il cantante Sam France arriva vestito in un improbabile abito hippie-beat con parka e cappuccio (l’interno di pelliccia lo indosserà per tutto il concerto, sopra un completo grigio con vistosa collana e converse rosse), occhi truccati. E’ chiaramente amfetaminizzato: salta, parla, invita il pubblico a ballare sul palco (in molti accettano), canta (spesso bene), si china a manipolare gli effetti vocali, sembra aver perso di continuo qualcosa. L’altro membro a pieno titolo del duo, il polistrumentista Jonathan Rado, rappresenta la parte “seria” della band. Stasera sono accompagnati da una corista/tastierista dall’aria distratta, un bassista e un batterista. La musica che suonano per un’ora circa è presa in buona parte dall’ultimo disco, con un paio di rivisitazioni del primo; il tono generale appare certo meno centrato che in studio e il cantante è adamantino su questo: “non siamo un gruppo di professionisti”, dice, “siamo una garage-band”. Il risultato, in un posto così intimo, è un chaos divertente punteggiato da molti bei momenti di musica. Se però i Foxygen, come sembra al momento, sono destinati a calcare palcoscenici dinanzi a un pubblico dalla consistenza ben diversa, dovranno pensare a un’altra formula e divenire professionisti. Sarà allora bello ricordarli in questa fase adolescenziale, in questo stato di purezza.

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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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