canzoni per l'estate

Trenta canzoni da ascoltare in vacanza secondo la redazione di Tomtomrock.

canzoni per l'estate

Senza alcun ordine particolare, trenta canzoni da portare in vacanza. Per divertirvi e per riepilogare quanto di buono è uscito sinora.

Cominciamo con l’hip-hop

Anno assai ricco per il genere fra rap e r’n’b, con novità, giovani già affermati e ritorni importanti.

Jay-Z – The Story of O.J.

Il brano-simbolo del trionfale ritorno di Jay-Z, ma anche una canzone perfetta come singolo, a partire dalla scelta dei samples old school per finire con la padronanza del rapper che, dall’alto di un impero economico costruito negli ultimi vent’anni, dispensa consigli alla comunità afroamericana e si permette di deridere qualche collega. Come essere ancora attuale passati i quarant’anni in un mondo di concorrenza spietata. (MM)

Frank Ocean – Chanel  

Tira un bidone che fa proprio male al Primavera e allo stesso tempo pubblica Chanel, coda perfetta per i dischi dello scorso anno: “Il mio ragazzo è carino come una ragazza e ha storie di risse da raccontare. Io vedo entrambi i lati come Chanel”. E ovviamente si fa perdonare subito. (MM)

Mura Masa feat. ASAP Rocky – Lovesick

E’ vero che, con il titolo di Lovesick Fuck, la canzone era già uscita con successo considerevole lo scorso anno. Ma il rap di ASAP Rocky adesso la rende perfetta. La canzone migliore prodotta dal genietto emergente Mura Masa, ventunenne del Guernsey: sta all’estate 2017 come I Know There’s Gonna Be (Good Times) di Jamie XX stava a quella 2015. (MM)

2Chainz – Saturday Night

Spiacente Young Thug, ma il titolo di miglior brano trap di metà anno appartiene a 2Chainz. “I hit the trap today, I’m gon’ hit the club tonight” può non essere il consiglio migliore su come trascorrere l’estate, ma con il ritmo giusto e le chitarre che si lamentano sullo sfondo, questo è un vero inno che entra in testa e non esce più. (MM)

Kendrick Lamar – Humble

Kendrick Lamar rende umili tutti i colleghi e i concorrenti con un disco denso di potenziali hit. Certo Humble, uscita per prima con un video potente quanto la canzone, si candida subito come uno dei momenti memorabili di questo 2017. (MM)

Syd – Nothin To Somethin

Syd aspetta la (le?) sua amante nella jacuzzi bevendo champagne, come nella migliore tradizione r’n’b o rap. Ma con un tocco gender bending nuovo per l’hip-hop – e non solo. A parte questo, interpretazione e ritmica impeccabili e sensuali, una di quelle canzoni che non ci si stanca mai di ascoltare. (MM)

Canzoni sospese fra electro e hip-hop

Insomma un territorio di frontiera, che oggi assembla vecchie e nuove conoscenze alla ricerca di un suono al passo con i tempi.

The xx – Say Something Loving

Gli xx quest’anno hanno dato il meglio e Say Someting Loving è la dimostrazione di come si può scrivere una canzone pop senza correre il rischio di sembrare troppo superficiali. Al momento uno dei brani più intensi del 2017. (MC)

Gorillaz – Andromeda

Difficile scegliere un solo brano dall’ottimo Humanz, ma la base dance e la voce vellutata di Damon Albarn conquistano il podio. Anche per dare fastidio ai tanti che non hanno apprezzato la svolta a tinte hip-hop dell’ex simbolo brit-rock. Stagione finita!  Fatevene una ragione. (MM)

Dirty Projectors – Death Spiral

L’angoscia per una relazione conclusa si trasforma in nuova ispirazione per David Longstreth, che cambia strada rispetto alle opere precedenti e si lancia verso suoni elettronici e ballate contorte e melodiche allo stesso tempo, dove r’n’b e indie si sposano. Almeno loro. (MM)

Indie e dintorni

Difficile da definire cosa sia esattamente, l’indie, ma queste canzoni possiamo chiamarle solo così.

Public Service Broadcasting – Turn No More

Al vocione di James Dean Bradfield (Manic Street Preachers) i Public Service Broadcasting affidano uno dei momenti più struggenti di un album, Every Valley, dedicato ad ascesa e caduta dell’industria mineraria gallese. (AV)

Marti – End In Tears

Marti è il nome d’arte di Andrea Bruschi, ‘cantattore’ che nel suo terzo album, King Of The Minibar, tratteggia un mondo elegante e decadente. Affascinante e destinato a scomparire. Finirà tra le lacrime, appunto. (AV)

Magnetic Fields – ’76: Hustle 76

A Stephin Merritt la quantità non fa paura. Come il titolo spiega, il suo 50 Song Memoir allinea 50 canzoni (una per ogni anno vissuto dall’artista) quasi tutte di livello eccellente. Difficile sceglierne una. Hustle 76 alla fine vince per il suo geniale ritmo finto-disco. (AV)

Grandaddy – The Boat Is In The Barn

Dopo 10 anni Jason Lytle ripropone la gloriosa sigla Grandaddy e ritrova l’ispirazione dei tempi migliori con la sua fusione di romanticismo senza vergogna, tecnologia povera e passione per il pop anni ’80. (AV)

Sodastream – Three Sins

Il duo neozelandese è considerato ottimo esempio di musica gentile. E l’album Little By Little ne è la conferma. Ma qua e là la gentilezza diventa tensione e, nel caso di Three Sins, le parole raccontano una storia tremenda. (AV)

Canzoni pop d’autore

Dance o no, per un club o per lo stadio: l’importante è la melodia.

Phoenix – Ti Amo

Come poteva mancare? Con il juke-box, lo champagne, il prosecco, i Buzzcocks, Battiato, Lucio, l’Italia e il gelato che si scioglie. E ovviamente con un ritmo e una melodia che non lascerebbero immobili nemmeno le statue. Insomma, i Phoenix sorprendono ancora una volta. (MM)

Cameron Avery – Wasted On Fidelity

Normale che questa canzone sia stata scelta come singolo in un disco sul quale, a dire il vero, le canzoni sembrano quasi tutte singoli. Con una vena romantica che è più un’arteria, mostra perché non si può restare indifferenti davanti a Cameron Avery. (MM)

Blondie – Long Time

Pollinator è un disco in cui Debbie Harry e compagni concentrano il meglio della loro carriera con uno sguardo al passato. Long Time ne è un’ottima dimostrazione. Perché l’ho scelta? Perché ricorda Heart Of Glass. E vai col revival! (MC)

Pixx – A Big Cloud To Float Upon

L’opposto del precedente. Dal disco d’esordio di Pixx, un brano originale e interessante, non di facile ascolto ma con una ritmica e una melodia che prima o poi conquistano. (MC)

Beth Ditto – In And Out

Dal primo album da sola per l’ex front-woman dei Gossip, Una canzone facile, come peraltro il resto del disco. In And Out è una pop ballad con un ritornello ben studiato per rimanere in testa. (MC)

Alison Moyet – I Germinate

Quando si dice la classe non è acqua. L’ultimo disco di Alf è un’ottima prova d’interprete e questo è il momento migliore: potente e ben orchestrato, I Germinate è un brano sofisticato e sorretto da un’ottima melodia. (MC)

Perfume Genius – Wreath

L’ultimo disco di Perfume Genius contiene una perla che non si distacca dallo stile a cui ci ha abituato. Wreath coniuga in pochi minuti il meglio della produzione dell’artista americano e risulta gradevolissima anche all’ascoltatore più distante dal genere. (MC)

Arcade Fire – Everything Now

Dall’ultimo e controverso album degli Arcade fire, il primo singolo è davvero “un disco per l’estate”. Immediato e di facile ascolto, Everything Now è una perfetta canzone da spiaggia con tutti gli skills richiesti. (MC)

C’è spazio anche per il rock

Si può declinare in versione più punk, più pop, più americana e persino blues, ma insomma quel genere con le chitarre che resiste all’assedio.

At the Drive-In – Incurably Innocent

Una canzone sugli abusi sessuali e sul coraggio di parlarne. Così assicurano loro, perché al solito dai testi è difficile dirlo. Ma poco importa quando i re del post-hardcore sono tornati con un disco e con un singolo del genere: portentoso, violento, melodico, un vero schiaffo al pari di One Hand Scissor su Relationship of Command. (MM)

Spoon – Hot Thoughts

E’ breve, ha il riff, il ritmo e un’ottima performance vocale di Britt Daniel. Uno dei pochi momenti pop-rock-indie che davvero valgono la pena in un periodo non troppo felice per il genere. Inoltre nomina Shibuya come Frank Ocean in Chanel. Shibuya quartiere dell’anno? (MM)

Ray Davies – Rock’n’Roll Cowboys

Inizia con un ricordo di Alex Chilton il tributo che Ray Davies dedicati agli eroi del “classic rock” paragonati a vecchi cowboy dell’epopea west. In questo che è il pezzo più a cuore aperto di Americana, probabilmente Davies parla un po’ anche di se stesso. (AV)

Kevin Morby – 1234

Un disco, City Music, tutto ambientato a New York e che parla di autoesclusione. Un pezzo, 1234, che cita People Who Died di Jim Carroll e si chiude con i nomi dei quattro Ramones morti. Eppure comunica, a suo modo, vitalità. (AV)

Michael Chapman – Memphis In Winter

A 76 anni Michael Chapman sfoggia la solita impareggiabile tecnica chitarristica e una voce da vero bluesman (anche se è bianco e inglese). In più scrive canzoni dal fascino misterioso e quasi apocalittico. Memphis In Winter è forse il momento migliore di un album, 50, tutto di grande qualità. (AV)

Dan Auerbach – Waiting On A Song

Dan Auerbach incide un disco nashvilliano lontano dalle atmosfere Black Keys e lascia qualche dubbio. La title-track però è ironica, arguta e invita all’ascolto ripetuto. Il co-autore John Prine compare anche nel video del pezzo (a 2:49) e bisogna dire che il grande John non è invecchiato bene. (AV)

Peter Perrett – An Epic Story

Il frontman dei fu Only Ones si ripulisce dai suoi molti vizi e, con How The West Was Won, incide uno dei migliori album del 2017 quanto a qualità di scrittura. Poesia rock della dissipazione che diventa. a un certo punto, voglia di vivere. (AV)

 

Mick Harvey – Puppet Of Wax, Puppet Of Song

Al quarto volume (Intoxicated Women)  di canzoni di Serge Gainsbourg riviste e corrette avevamo quasi pensato: basta! In realtà Mick Harvey, ex collaboratore di Nick Cave, qui convince persino più che in passato, regalando un’aura autunnale anche al pezzo con cui France Gall  vinse l'”Eurofestival” 1965. (AV)

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