A Scuola da John Vignola - I Beatles e il Doppio Bianco | Tomtomrock

L’Album Bianco, 50 anni dopo.

A scuola da John Vignola 47 - I Beatles del White Album

Affrontare, per l’ennesima volta, il doppio album pubblicato dai Beatles nel 1968, noto come The White Album, è sempre spaesante. Innanzitutto perché quelle quattro facciate dell’LP  originale ritraggono una band in pieno  sfilacciamento umano. Subito dopo l’avventura indiana al cospetto del Maharishi Mahesh Yogi (*),  George, John, Paul e Ringo cominceranno ad allontanarsi sempre di più dall’idea di essere un gruppo. L’album bianco, così, finisce per essere la magnifica testimonianza di quanto almeno i tre quarti dei Beatles potessero sostenere un progetto come solisti. E di quanto il technicolor di Sgt. Pepper’s fosse imploso in un bianco molto più vasto e avventuroso rispetto alle apparenze.

Quest’idea  di spaesamento viene ancor più accentuata  dalla mastodontica riedizione del White Album, 50 anni dopo la sua prima uscita. La ristampa affianca ai pezzi originali (remixati con un gusto contemporaneo, sicuramente discutibile) provini, false partenze, discussioni in studio e ”pezzi mai ascoltati prima” almeno da chi non è un seguace assoluto dei quattro di Liverpool.

Il White Album da due lp a sei cd super deluxe

Il box in sei cd, in particolare, permette di seguire l’evoluzione costante di una separazione artistica, umana e anche concettuale: le canzoni di questo disco sono talmente eterogenee tra di loro, talmente discontinue, talmente alte (While My Guitar Gently Weeps, Blackbird) e basse (Obladi Oblada, Piggies) da impedire una qualsiasi pretesa di condurre l’album ad unità. Nemmeno il lato B di Abbey Road è così sfuggente, spiazzante, lontanissimo dallo stile che i Beatles avevano adottato solo poco più di un anno prima.

A patto di voler affrontare un salasso economico davvero notevole questo box dà alcune soddisfazioni e scioglie un po’ di dubbi. Per esempio, da dove arriva la melodia di Jealous Guy? Da una canzone composta da Lennon subito dopo il ritorno da Rishikesh (Child Of Nature) con testo completamente diverso da quello che si ascolterà su Imagine.  Per non dire di una serie di pezzi che finiranno proprio su Abbey Road e di altri che non vedranno mai la luce in veste ufficiale.

I Beatles ancora frizzanti degli Esher Demos

A scuola da John Vignola - I Beatles del White Album

 

Il  fuoco più importante di questa edizione è rappresentato dai cosiddetti  Esher Demos, ossia una serie di provini acustici che i quattro imbastiscono poche settimane dopo l’addio al Maharishi. L’atmosfera è ai confini della goliardia, brani quali Back In The U.S.S.R., Glass Onions, Dear Prudence, Sexy  Sadie  (addio velenoso al santone indiano **) scivolano via con una forza e una leggerezza invidiabili. E’ come se i Beatles avessero riguadagnato  un’attitudine  rock’n’roll  che avevano perso nei vicoli della pop art e della psichedelia. Poi arriveranno le incisioni in studio, anche queste documentate con un discreto rigore, e l’atmosfera si rovinerà irrimediabilmente: le “urla creative” di Yoko Ono, l’abbandono momentaneo di Ringo Starr e l’apatia progressiva di George Harrison.  Siamo a un metro dall’abisso ma le canzoni sono ancora magnifiche e questo ripercorrerle mentre si compongono – e decompongono – creativamente e umanamente è quasi impagabile.

Cercate di recuperare queste tracce quasi nascoste dell’album bianco anche per vie trasversali: ne vale assolutamente la pena (***).

 

(*) Sull’argomento si può leggere il brillante volume di Lewis Lapham I Beatles in India (edizioni e/0, 2007). Fra le poche troupe televisive ammesse nell’ashram del Maharishi durante il soggiorno dei Beatles ve ne fu anche una italiana: 

 

(**) Dear Prudence fu scritta da Lennon per Prudence Farrow, che aveva preso troppo sul serio la meditazione trascendentale nell’ashram di Rishikesh. Sexy Sadie rappresenta invece una critica, non troppo velata, al Maharishi.

(***) Oltre al costoso cofanetto in sei cd esiste un edizione in tre cd che contiene l’album originale e tutti gli Esher Demos.

print

Ammiratissima voce radiofonica di Rai Radio 1, John Vignola è anche autorevole esperto di musica. Ha collaborato per anni con riviste quali Rockerilla e Mucchio Selvaggio, oltre a occuparsi di rock e dintorni per diverse testate “generaliste”. Faticherebbe a vivere felice senza i Beatles.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.