Ric Ocasek

Memorie dagli anni ‘80.

Ric Ocasek

Nell’immaginario di chi ha cominciato ad ascoltare musica negli anni 80, Ric Ocasek era “quello brutto” che in qualche modo tormentava una bella ragazza nel video di You Might Think. Non sarà quella modella (che era Susan Gallagher, oggi affermata attrice di serie televisive), ma un’altra, conosciuta sul set del video di Drive (Paulina Porizkova), a divenire davvero sua moglie nella vita reale, e probabilmente se siamo una generazione nata con l’idea che anche l’ironia può renderci sexy (in mancanza di doti estetiche naturali), lo dobbiamo alla favola di quel matrimonio.

I Cars

Ocasek con la sua affascinante magrezza ci ha giocato fin da subito, già dai primi video del 1978 di Just What I Needed o Good Times Roll, dove appariva sempre con vari tipi di occhiali neri a coprirgli il volto scavato, con un look che era una improbabile via di mezzo tra un residuato dell’era rockabilly, quasi un Roy Orbison per la new generation di fine anni settanta, e un ipotetico membro aggiunto dei Ramones.

 

I Cars, che venivano da Boston, furono inseriti dai giornali musicali nel calderone della New Wave americana più per comodità che per vera appartenenza, e fin dal fulminante (e vendutissimo) esordio omonimo proposero un pop che univa sì le chitarre nervose e sporche della nuova scena newyorkese dei Television, ma con un utilizzo dei synth decisamente pop-oriented, al massimo assimilabile a quello dei contemporanei B-52’s.  Anche la presenza di un produttore affermato come Roy Thomas Baker (l’uomo dietro i Queen) la diceva lunga sulle loro mire di conquista dell’airplay radiofonico.

Una band da singoli?

Fu proprio quel loro non prendersi sul serio che li portò ad esser in qualche modo sottovalutati, per quella strana sindrome che avevano i critici dell’epoca di bollare come “band da 45 giri” chiunque vendesse troppo per essere band di culto (si ripeteva insomma il destino amaro dei Creedence Clearwater Revival). E loro di dischi ne vendettero davvero tanti, anche con i successivi album (Candy-O, Panorama e Shake It Up), pieni di hit memorabili, ma anche troppo spensierate per piacere sia al pubblico americano innamorato del blue-collar spingsteeniano (di fatto il loro pubblico USA era lo stesso che seguiva l’AOR di Toto e Foreigner), sia al mondo dark/new wave inglese, che certo ai tempi non apprezzava troppo un personaggio così derisorio e dissacrante come Ocasek.

Ric Ocasek produttore

Lui però si guadagnò il rispetto di tutti grazie alla sua attività di produttore, visto che investì (e perse) molti dei propri guadagni per salvare la carriera dei Suicide (produsse gli album successivi al folgorante esordio del 1977), puntando su band oggi dimenticate come i Rome Void, o magari cercando di inventarsi una improbabile carriera discografica per la groupie per antonomasia Bebe Buell, spaziando anche in generi ben distanti dai Cars (sua la regia per l’album Rock of Light della punk-band Bad Brains nel 1983).

Indimenticabile Heartbeat City

Probabilmente anche un modo per restituire al mondo underground (ai tempi lo si chiamava così) quanto lui stava ricevendo con estrema facilità dal mainstream. Nel 1984 l’album Heartbeat City scrisse praticamente un manuale di tutto il rock radiofonico degli anni 80, video compresi, e praticamente grazie a quello che poteva già da solo essere un The Best (ben 6 singoli estratti su 10 canzoni), i Cars prenotarono un posto nell’olimpo del rock (e anche nella Rock & Roll Hall of Fame, dove sono stati ammessi solo nel 2018).

 

Un punto di arrivo, capitalizzato dal Greatest Hits del 1985, che resta il loro bestseller (anche grazie al singolo Tonight She Comes), e che rappresenterà anche l’inizio della fine. L’album Door To Door del 1987 infatti sarà un flop da cui non si riprenderanno mai più, decidendo per uno scioglimento interrotto solo nel 2011 con il dignitoso reunion-album Move Like This.

Addio Ric Ocasek (Baltimora, 23 marzo 1944 – New York, 15 settembre 2019)

Nel frattempo Ocasek aveva anche lanciato una sua carriera solista, prima nel 1982 con il coraggioso Beatitude, e poi con This Side of Paradise del 1986, forte del bel singolo Emotion In Motion. Quando però nel 1991 uscirà il puramente AOR-oriented Fireball Zone, era già chiaro che il suo mondo musicale era al tramonto. Eppure i nuovi eroi degli anni 90, che erano nati all’insegna del totale rifiuto della musica synth-oriented del decennio precedente, i Cars li guardavano con un certo rispetto.

 

È noto il fatto che Kurt Cobain suonò My Best Friend’s Girl nell’ultimo concerto dei Nirvana a Monaco di Baviera, ma soprattutto l’ironia pop di Ocasek tornò in auge quando riprese l’attività di produttore, scoprendo band come i Weezer (forse i veri eredi filosofici dei Cars), e producendo ancora i Bad Religion, i No Doubt, e tanti altri. In una intervista, a commento della sua nota imperturbabilità sul palco, disse: Non penso di essere un intrattenitore. Non penso mai “Wow!, non vedo l’ora di far muovere la folla!”. Alcune delle mie band preferite non hanno mai mosso un dito sul palco. Ora che Ric ci ha lasciato, a noi dunque il compito di inforcare un paio di occhiali da sole e cantare le sue canzoni allo specchio con lo sguardo più fisso possibile. Se ci verrà da ridere, lui avrà vinto la sua battaglia.

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Scrive regolarmente di musica dal 1992 per varie testate e siti web di settore (Mucchio Selvaggio, Il Buscadero, Rootshighway, FilmTV). Nel 2009 il suo racconto La Pistola ha ottenuto la Menzione Speciale della Critica al Concorso Quaderni Rock del MEI. Nel 2010 ha pubblicato Rolling Vietnam – Radio-grafia di una guerra (Pacini Editore), nel 2017 il thriller Musical 80 (WLM).

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