Shoegaze4

Shoegaze4

Concludiamo la nostra chiacchierata in quattro parti con gli amici Clustersun, Rev Rev Rev e Stella Diana. Abbiamo lasciato in fondo un argomento scottante per tutti quelli che sono impegnati nel settore musicale: il rapporto con le etichette discografiche. Per poi chiudere, com’è giusto, con qualche parola sui progetti futuri.

di Marina Montesano e Antonio Vivaldi

Qual è il vostro rapporto con etichette e industria discografica?

Clustersun

La nostra esperienza è più che positiva. Abbiamo avuto la fortuna di essere notati e messi sotto contratto da un’etichetta indipendente prestigiosa come la Seahorse Recordings di Paolo Messere (leader dei Blessed Child Opera e giá componente degli Ulan Bator). Paolo ci ha guidato, consigliato e supportato al meglio in ogni fase della nostra avventura discografica, producendo il nostro album di debutto Out Of Your Ego con cura ed attenzione maniacale, con l’obiettivo di restituire e rappresentare fedelmente il sound dal vivo della band, senza trucchi o orpelli. Con l’uscita dell’album, poi, l’impegno della label in fase di promozione e supporto è stato eccezionale: sentire la credibilità e la presenza forte di una etichetta alle tue spalle aiuta davvero tanto.

RevRevRev

Il primo album è uscito autoprodotto, in quanto le proposte che ci erano state fatte da alcune etichette italiane (le poche che ci avevano risposto) non erano interessanti: per noi uscire con un’etichetta non è uno status symbol, ha senso solo se l’etichetta investe su di te e non viceversa… Poi qualche mese fa ci ha contattato un’etichetta inglese, WinWin Records (una nuova label fondata da Tones Sansom, responsabile stampa della One Little Indian e in passato della Creation), e con loro abbiamo pubblicato un singolo estratto dall’album.

Stella Diana

Il 70% di quelli che gravitano attorno al mondo indipendente sono parassiti incapaci: etichette, booking, uffici stampa, promoter, finanche bloggers e sedicenti critici. Gente che spilla quattrini a persone che per suonare fanno sacrifici e che si illudono di fare qualcosa in più pagando. In cambio cosa offrono? Io non ho visto risvolti clamorosi. E’ un cerchio malsano. Ci sono band che spendono 5 euro per un disco e 5000 euro per promuoversi. Io non lo farei. Oddio, non ho nulla in contrario a diventare un po’ più conosciuto, ma vorrei che accadesse a modo mio. Purtroppo di questo passo ti trovi i Cani anche mentre compri Topolino in edicola. Tra l’altro proprio non capisco cosa significa il termine indie. Indipendente vuol dire libero, alieno da vincoli. Se paghi (caro e amaro) per una recensione o per fare un disco che indipendente sei? Ma perché il punk primi anni 80 e gruppi come gli Impact, i Wretched o i Nabat o come i primi Disciplinatha avevano bisogno dell’uffico stampa? Non mi pare. Sei una label, vuoi che esca per te, benissimo: io mi faccio il disco e tu paghi il resto. Invece no. Invece devo pagare i cd, la siae, il master, le recensioni e questo è poco indie. Pertanto io vedo solo atteggiamenti. Vedo gente che chiede cachet altissimi per suonare 40 minuti e ciò è assurdo. Il banco così salta. Noi suoniamo qualcosa che col punk non c’entra nulla, ma io ci sono cresciuto con i Crass, i Contropotere e i dischi della Attack Punk e la nostra etica è totalmente D.I.Y. I dischi ce li registriamo da soli o al massimo paghiamo chi li registra e poi ce li stampiamo, punto. Senza fare nessuna polemica, anche perchè ognuno ha le sue esigenze, ci siamo resi conto, dopo aver intrattenuto rapporti con alcune label italiane, che  preferivamo esser da soli. Magari sbaglieremo, ma almeno siamo liberi di investire il nostro denaro come meglio crediamo.

Quali sono i mezzi che impiegate per promuovervi: social network, i più tradizionali concerti, entrambe le cose? E quali sono al momento i vostri progetti per il futuro immediato?

Clustersun

Cerchiamo di sfruttare al massimo tutte le enormi possibilità offerte dai social network, con una presenza capillare su tutte le principali piattaforme, ma crediamo che l’unica vera e più efficace fonte di promozione rimanga la performance sul palco, che è anche la dimensione dove tutto si sublima. Quanto ai progetti per il futuro prossimo parteciperemo con il nostro singolo Hipgnosis alla prima compilation della webzine Shoegazin’ Your Waves, tutta italiana, insieme a band fortissime e tanti amici: Stella Diana, Rev Rev Rev, Novanta, In Her Eye. My Invisible Friend, Kimono Lights, La Casa al Mare, 86 Sandals, Klam, Alli’s Dope, Good Morning Finch, Klam, The Gluts, Grass On the Sun. Inoltre a brevissimo ufficializzeremo quello che è letteralmente un sogno che si avvera: un tour di dieci date nella costa est degli Stati Uniti, tra il 23 aprile e il 3 maggio prossimi, che toccherà New York, Boston, Philadelphia, Providence, Bethlehem, Lancaster, Lowell. Non vediamo l’ora!

RevRevRev

Il live più che altro lo vediamo come un momento fondamentale del fare musica; indubbiamente i social network possono essere molto utili, anche perché permettono di raggiungere anche un pubblico geograficamente lontano, che nel nostro caso rappresenta gran parte delle vendite. Nel prossimo futuro ci dedicheremo al nuovo album, che sarà un esperimento sulle interazioni tra onde sonore e onde cerebrali. Contiamo di registrare alcune pre-produzioni a breve, e andare in studio a settembre.

Stella Diana

A patto di usarlo con acutezza, il web è utilissimo per diffondere quello che facciamo. Senza il web non saremmo mai stati parte di Revival – The Shoegaze Revolution. Non ti va magari, ma il mondo cambia e ci devi stare. Sarebbe bello attaccarsi ancora le locandine per strada, ma oggi c’è internet e la promozione passa attraverso questo e attraverso delle strategie. Per noi che non ci appoggiamo a nessuno, you tube, twitter, facebook e bandcamp rappresentano un’anticamera per i live e per ottenere gli stessi live. Così come attraverso il web riusciamo a vendere i nostri dischi. Per il futuro è previsto un Ep che uscirà in primavera, un nuovo video e un po’ di live (sopratutto all’estero) da dilatare da qui fino alla fine dell’anno o fino a quando avremmo voglia. Poi probabilmente pubblicheremo un disco di sola musica strumentale che farà da colonna sonora per un libro; qualcosa di diverso dal solito, una via di mezzo tra i Mono e l’ambient di estrazione cyberpunk.

Le tre puntate precedenti dell’intervista a Clustersun, Rev Rev Rev e Stella Diana:

https://www.tomtomrock.it/articoli/705-la-shoegaze-revolution-italiana-intervista-a-clustersun-rev-rev-rev-e-stella-diana.html

https://www.tomtomrock.it/component/content/article/2-non-categorizzato/712-la-shoegaze-revolution-italiana-intervista-a-clustersun-rev-rev-rev-e-stella-diana-lo-shoegaze-un-genere-un-etichetta-pt-2.html

https://www.tomtomrock.it/articoli/720-la-shoegaze-revolution-italiana-intervista-a-clustersun-rev-rev-rev-e-stella-diana-l-italia-e-la-musica-alternativa-pt-3.html

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