Ultime dal 2014, ma non sono saldi di fine anno: presentiamo alcune ottime uscite che sono state distribuite in Europa con ritardo.
Apollo Brown e Ras Kass
Il produttore Apollo Brown è tra le figure più prolifiche dell’underground hip hop, noto per molte collaborazioni e dischi a suo nome, e qui al fianco di Ras Kass, che al contrario è rapper con pochi dischi alle spalle, nonostante un talento indiscusso. Pharoahe Monch, Rakaa Iriscience, Xzibit e Royce Da 5’9″ aiutano, ma è il duo a riempire la scena. Blasphemy (Mello Music Group) gira intorno a temi religioso-sociali con beats molto classici e samples soul e blues (bello quello di Nina Simone su Please Don’t Let Me) con sottofondo di rumore di vecchi vinili come si usava un tempo. Roses con 4 Rax potrebbe avere un appeal commerciale se il mercato hip hop non avesse oggi orientamenti molto più sintetici.
7,5/10
Diamond District
Diamond District è una specie di supergruppo underground; unisce infatti Oddisee, Uptown XO e yU e arriva con March On Washington (Mello Music Group) alla seconda, convincente prova. Siamo in territori old school, profondamente intrisi di soul, e non soltanto quando su Ain’t Over Oddisee (sua tutta la produzione) utilizza a ripetizione Marvin Gaye; tutto il disco piacerà a quanti rimpiangono, per esempio, A Tribe Called Quest. Prima parte migliore della seconda, ma nell’insieme i testi sono interessanti, il disco è compatto e non annoia.
7,4/10
PRhyme
Fosse uscito con qualche giorno di ritardo, PRhyme (PRhyme Records/INgrooves) sarebbe stato il primo grande disco del 2015. Esordio per il duo omonimo che unisce Royce Da 5’9″ e nientemeno che Premier; il primo piacere che il disco riserva è proprio quello di sentire l’ex Gang Starr esibirsi in scratches oggi assai rari e che, come tutti sanno, erano-sono il suo marchio di fabbrica. Poi c’è la qualità dei brani: solo nove, senza inutili lungaggini; e infine il livello dei collaboratori: Ab-Soul, Common, Killer Mike su tutti. Difficile citare un brano sugli altri, sebbene l’inizio con PRhyme, poi U Looz, la lenta You Should Know catalizzino immediatamente l’attenzione; e poiché si viaggia sotto i 40 minuti, appena finito si può riascoltare.
8/10
Public Enemy
Visto che tutti i dischi presentati oggi rinviano al passato glorioso dell’hip hop, terminiamo la cavalcata nostalgica con la ristampa del capolavoro dei Public Enemy: It Takes A Nation Of Millions To Hold Us Back (Def Jam), uscito originariamente nel 1988 e qui riproposto con un secondo disco di bonus che include anche la splendida Fight The Power, composta per la colonna sonora di Jungle Fever e poi ripubblicata sul successivo Fear Of A Black Planet (pure disponibile in ristampa). Completa il set un DVD live con un concerto all’epoca uscito in videocassetta, formidabile nel riproporre il caos controllato che la band produceva sul palco. Del disco che dire? Bring The Noise, Don’t Believe The Hype, Black Steel In The Hour Of Chaos … qui c’è una concentrazione di classici non del rap, ma della musica in generale. Se Chuck D domina, Terminator X dietro la consolle (ascoltare Terminator X To The Edge Of Panic), il clown Flavor Flav (Cold Lampin With Flavor), i beats della Bomb Squad sono essenziali. E il suono metallico, ancora d’impatto a distanza di oltre venticinque anni, molto deve al genio di Rick Rubin, che all’epoca impazzava. Imperdibile.
10/10