spiriti nella notte
spiriti nella notte
 
Dopo che il Boss ha lasciato il segno nella sua ultima visita italiana, incontriamo gli autori del fumetto a lui dedicato 

 
di Guido Siliotto
 
Alberto, che lo ha visto per la sessantasettesima volta, alla fine si sbilancia: il più bel concerto di sempre. Più tardi, davanti a un panino con la salsiccia e una birra, ridimensiona il giudizio: dopo quello dell’85, il più grande dei suoi live italiani. D’altronde, come dice Paolo, altro fan di ferro,  “l’ultimo è sempre il più bello”. Per me invece la prima data milanese del The River Tour 2016 è il primo incontro con Springsteen dal vivo e un po’ me ne vergogno, viste le medaglie sul mio petto di spettatore rock. Prima o poi, l’avevo giurato, avrei segnato anche questa casella. E l’ho fatto nel migliore dei modi: il pit di San Siro. Meglio di così, impossibile chiedere. E quando il Boss pronuncia quel giudizio che resterà nella storia (“San Siro, the best audience in the world”), acquisto la certezza che il miracolo si è un’altra volta compiuto. È il miracolo del rock’n’roll, signori, quei pochi accordi che rendono questo mondo migliore, quella cosa che Patti Smith definiva come “il senso di essere insieme in qualcosa di unico”.  E quando Bruce ha intonato i versi di Drive All Night (“I swear I’ll drive all night just to buy you some shoes / And to taste your tender charms / And I just wanna sleep tonight again in your arms”) m’è tornato in mente il bel lavoro di Marco D’Angelo e Fabrizio Di Nicola, Spiriti Nella Notte (Nicola Pesce Editore, pp. 112 in bianco e nero, euro 9,90), tributo ideato da due accaniti fan italiani in forma di biografia a fumetti. Ma attenzione: non di una piatta narrazione di luoghi e vicende si tratta, bensì di brevi flash che, nell’intelligente sceneggiatura di D’Angelo traggono spunto da episodi (come il Boss che va a fare visita a Elvis Presley ma non viene riconosciuto ed è cacciato via in malo modo) o dai testi delle canzoni, in un mosaico che, anche grazie ai disegni firmati da Di Nicola, espressivi e cartoonosi, rende alla perfezione le mille sfaccettature dell’universo Springsteen. Ecco un’intervista ai due autori.
 
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Anzi tutto, perchè avete voluto fare un fumetto sul Boss?
Fabrizio: Quando l’editore mi ha chiesto se fossi interessato a disegnare un fumetto su un personaggio del mondo della musica, ho subito scelto e spinto per Bruce Springsteen. Intanto perché è il mio artista, musicalmente parlando, preferito in assoluto.  Quindi, già poter vedere il mio nome su una pubblicazione legata a lui per me era uno stimolo fortissimo. Seconda cosa, perché da un punto di vista editoriale, salvo alcune apparizioni, non mi risulta che nessuno abbia mai fatto nulla di simile su di lui. Poi perché a livello di documentazione sapevo esattamente cosa cercare per disegnare l’albo: abiti, luoghi, auto, personaggi ecc., aspetto che, per chi disegna, non è da sottovalutare. Fatte le prime prove grafiche e trovata la giusta direzione di disegno da seguire, ho cominciato a chiedermi come strutturare la storia. A questo punto è subentrato Marco, che, durante una chiacchierata innocente, ha tirato fuori quella che secondo me era un’idea vincente, ovvero non fare una semplice biografia, ma piuttosto cercare di creare una storia dove la sua vita e le storie dei personaggi delle sue canzoni andassero a fondersi.
Marco: E’ andata proprio così. Il mio coinvolgimento nel progetto è legato al fatto che fosse incentrato su Bruce. Sia io che Fabrizio condividiamo da anni la passione per la sua musica e la nostra amicizia e legata a doppio filo con questo interesse. Nel momento in cui l’editore ha approvato la realizzazione di un volume su Springsteen, la mia idea è sembrata anche a  Fabrizio quella giusta, anzi,  lui aveva deciso che sarei stato lo sceneggiatore di Spiriti Della Notte ancora prima di darmene la notizia.  Non c’è nessun altro artista sul quale avrei potuto lavorare con la stessa passione e lo stesso trasporto.
Cosa vi affascina soprattutto di lui?
Fabrizio: La passione e la tenacia. Bruce è uno che è andato avanti, e lo fa tuttora, grazie soprattutto a queste due caratteristiche. Uno che da sempre non si risparmia, né sul palco, né in studio (date uno sguardo al capitolo su Born To Run). Per me, che cerco di andare avanti con un mestiere che è innanzitutto una passione, la sua vicenda è uno forte stimolo.
Marco: Bruce è stato in grado di sintetizzare nella sua opera la forza e la dirompenza del rock, le atmosfere del cinema e la grande narrativa americana.  Il tutto con un linguaggio assolutamente alla portata di tutti. Sono cresciuto con le sue canzoni e con il passare del tempo scopro sempre nuove chiavi di lettura. E’ stato un perfezionista assoluto nel comporre i suoi album, ogni parola al posto giusto, ogni suono dove deve essere. Ma è dal vivo che sprigiona tutta la sua forza. Ed è molto facile restarne accecati.
Più che una biografia, una serie di episodi che ne danno un ritratto vivo. Come mai avete optato per questo tipo di narrazione?
Fabrizio: Qui sicuramente Marco saprà spiegare meglio di me. Io sono il braccio, ma la mente è lui.
Marco: Fin dal primo momento abbiamo escluso l’eventualità di realizzare una biografia didascalica. Abbiamo invece pensato a cosa ci sarebbe piaciuto trovare in  libreria in veste di lettori, qualcosa capace di creare interesse e curiosità anche all’interno della sterminata bibliografia già disponibile. La prima fase è stata quella di circoscrivere i fatti narrati in un arco temporale che arrivasse fino a Darkness. L’idea era non solo quella di far rivivere sulle pagine del fumetto quegli aneddoti letti o sentiti molte volte, ma che non avevano una testimonianza visiva, ma anche dare la possibilità alla galleria di luoghi e personaggi presenti nelle canzoni di animarsi. Abbiamo ottenuto un ottimo cocktail a cavallo tra realtà e leggenda.
Come si è svolta la stesura?
Fabrizio: C’è stata prima la parte scritta e poi quella disegnata. Ma, visto che siamo praticamente vicini di casa, abbiamo lavorato allo stesso tavolo cercando il metodo più giusto per raccontare la storia. Quindi, più che una classica sceneggiatura scritta, quella di Marco è stata una sceneggiatura più diretta e vissuta in prima persona, fatta di chiacchiere, confronti e anche bozzetti.
Marco: E’ stato un lavoro in continua evoluzione, fatto di confronti quotidiani per email, davanti ad una birra o al citofono. Si può dire che questa storia, prima ancora di realizzarla, l’abbiamo vissuta. Io ero alla mia prima esperienza nel mondo dei fumetti ed è stato incredibilmente divertente.
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Una cosa che colpisce è il tono giocoso, soprattutto dei disegni, privilegiando il rock’n’roll!
Fabrizio: La scelta dell’aspetto grafico è dovuta a due fattori: per prima cosa io vengo da decenni di disegni dal tratto umoristico e cartoonesco, anche se ho dato una smussata a quello che sarebbe risultato un tratto troppo legato a un target infantile. Ho voluto comunque mantenere uno stile popolare, perché voglio che i miei disegni possano essere apprezzati da tutti. A me non interessa lo stile artistoide per quello che voglio trasmettere, quello magari mi interessa da lettore. Voglio che sia l’appassionato di fumetti che il lettore occasionale possano apprezzare il mio disegno. Spero tanto che qualche fan del Boss, che ha preso il libro solo in quanto fan, magari possa avvicinarsi al mondo dei fumetti dopo aver letto Spiriti Nella Notte.
Marco: Quello che abbiamo fatto è stato semplicemente prendere il nostro eroe preferito e catapultarlo in una sorta di universo springsteeniano parallelo. Comunque la tua definizione è giusta, è un fumetto rock’n’roll. E’ veloce, pieno d’azione ed ironia. Anche sui dialoghi e le didascalie abbiamo cercato di non forzare la mano, lasciando che fossero le immagini a parlare.
La scelta stessa di ambientarlo quasi esclusivamente nei 70’s ci ha aiutato a dargli un preciso taglio estetico che richiamasse certo cinema dell’epoca, quello da cui lo stesso Bruce traeva ispirazione e a sua volta ispirava. 
Che tipo di messaggio vi premeva veicolare, se c’è un messaggio.
Fabrizio: Vai Marco!
Marco: L’intento era quello di narrare una storia di rock’n’roll, di quelle che iniziano in periferia, circondati dagli amici, pochi soldi e tanta follia. Una storia in cui si incontrano ostacoli e dove capita che la notte sia così buia da poterla tagliare con il coltello. L’avventura di un ragazzo che più di quaranta anni fa decise di diventare il più grande di tutti ed ancora oggi riempie gli stadi ed ha un pubblico di tutte le età che conosce a memoria le sue canzoni.
Domanda finale: qual è il vostro disco del Boss da portare sull’isola deserta?
Fabrizio: Mmmmh… scelta tosta. Il mio preferito a volte è Born To Run, a volte The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle. In questo momento però ho più voglia del secondo. Sai cos’è? Ti ringrazio per l’intervista, ti saluto e vado a mettere il disco.
Marco: Darkness Onn The Edge Of Town” è il disco con cui ho passato più tempo in vita mia. A Racing In The Street abbiamo dedicato un intero capitolo del libro. Lo ritengo un disco perfetto sotto ogni punto di vista, con una carica di rabbia e consapevolezza irripetibili. Ora però dovrei dirti di quanto amo anche tutti gli altri dischi, ma temo servirebbe un’altra intervista.
 
Point Blank – Milano 2016
 
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