sviluppi incontrollati

sviluppi incontrollati

Epica, commovente, divertente. La storia del più celebre locale rock italiano, il Bloom di Mezzago, raccontata da chi l’ha vissuta (e gestita) in prima persona

di Antonio Vivaldi

Certo è interessante che il più celebre locale rock italiano, il Bloom, si trovi in un posto perso fra nebbie e asparagi, Mezzago,  piuttosto che nel cuore di una metropoli, come avviene in nazioni con più quattro quarti e meno bel canto. Una spiegazione sociologica potrebbe dirci che ciò è accaduto proprio perché il rock in Italia  è periferia culturale – e l’Italia è periferia culturale del mondo  – e magari è proprio così. Magari invece si è trattato di un fortunato accidente, del miracoloso coalizzarsi di teste simpatiche e sensate fra le nebbie e gli asparagi di cui si diceva. Magari è tutto merito degli asparagi e basta. D’altronde Kurt Cobain, uno dei personaggi  simbolo del rock, e che col Bloom c’entra parecchio, non è nato a New York o a Los Angeles, ma nella triste e piovosa Aberdeen,  un posto al confronto del quale Mezzago è Saint-Tropez.

Dunque, Sviluppi incontrollati  (pp. 409, euro 25,00) celebra i 25 anni del miracolo Bloom,  il cui palco è stato calcato due volte dai Nirvana (e questo lo sanno tutti) e una volta anche da Loredana Berté (e questo lo sanno in pochi) . Nel mezzo praticamente tutto il rock italiano e un numero straordinario, anche per qualità, di artisti stranieri,  da Steve Wynn ai Green Day, dagli Einstürzende Neubauten ai Tindersticks, da Jonathan Richman ai Kyuss, da… no basta, altrimenti si sta male, specie pensando a quel che si è perso. Il volume dà anche giusto risalto a una densa ‘quotidianità’ fatta di incontri, presentazioni, dibattiti e altre cose che tendono a sfuggire a chi lo frequenta solo come live club. Insomma, un posto che ti fa star bene e  un posto che continua a funzionare bene anche trascorse le nozze d‘argento con se stesso, cosa incredibile data la tragica situazione nazionale. Il libro è strutturato come un’opera rock polifonica scandita dai quadri d’ambiente  più ironici che sentimentali  di Aldo Castelli e dall’incredibile cronologia degli eventi ricostruita con metodo e fatica da Massimo Pirotta. Su questa solida e brillante ritmica si innestano gli assoli, ovvero le testimonianze di chi al Bloom ha lavorato, di chi ci ha suonato,  di chi ci è andato da spettatore e magari non è riuscito a entrare perché la serata era sold-out. Naturalmente tutti cercheranno subito le storie riguardanti i due concerti dei Nirvana pre- o post-celebrità, ma è altrettanto gustoso leggere l’esilarante resoconto del televisore esploso durante la performance dei molto meno noti Tasaday, le dotte considerazioni di Paolo Bonfanti sui gabinetti dei locali rock, o il racconto nel racconto su come i Flaming Lips non abbiamo mai suonato al Bloom. Sviluppi incontrollati dà dunque forma scritta a una narrazione epica che suonava meravigliosa nella sua imprendibilità orale e che, messa su carta, poteva risultare pedante o legata alle solite mitologie rock. Non è andata così e questo dimostra, ancora una volta, il potere magico del Bloom. E degli asparagi ovviamente.

bloom

Tre domande a Massimo Pirotta:

Occuparsi della cronologia del Bloom dev’essere stata un’impresa titanica…

La cronologia del Bloom è molto ampia. Fai conto che c’è una media di tre eventi e mezzo alla settimana. Se moltiplichi per i mesi e per gli anni (26 a breve) vedi cosa ne esce. E mi riferisco solo ai concerti tenuti all’interno del locale. Poi ci sono quelli organizzati all’esterno in rassegne, festival., ecc. L’anno scorso il Bloom ha curato diversi concerti che si sono tenuti al CarroPonte di Sesto San Giovanni, un nuovo spazio bellissimo e capiente: ad assistere al concerto di Caparezza c’erano circa 7.000 persone.  E poi ci sono le rappresentazioni teatrali, le proiezioni cinematografiche… Insomma, un gran darsi da fare.

I Nirvana, i Green Day, Fernanda Pivano. Ma sul palco del Bloom sono passati anche Loredana Berté e Bobo Maroni… 
Loredana Berté si esibì, come altri artisti, in una serata-concerto a sostegno de “il Manifesto”, quotidiano comunista. Mi parve molto motivata. Per quanto riguarda Bobo Maroni, suonò più di una volta al Bloom con i Distretto 51, la folta band di cui faceva e ancora oggi fa parte. Erano coinvolgenti,  niente di originale, ma una cover dietro l’altra di rhythm&blues e soul. Un buon tiro ed eccellenti esecuzioni. Chiaramente Maroni allora era una figura anonima e non ancora aderente alla Lega Nord. Se ben ricordo una volta indossava una t-shirt di Otis Redding. Poi la sua “svolta politichese”: ministro, governatore e quant’altro. Mi spiace per lui, poteva andargli meglio. Penso che sulla lunga distanza sia stato sfortunato, ahahah!!! 

Come fate ad andare così bene data la situazione italiana attuale?

Il nostro andare bene non è tanto in termini economici. Spesso e volentieri i conti non quadrano, traballano. Il Bloom, ancora oggi, tira avanti grazie a un fitto lavoro di volontariato. Grossi guadagni non ce ne sono mai stati, né  ce ne saranno mai; sono impossibili per un luogo impostato in questa maniera. Personalmente penso che la vera scommessa da giocare sia quella di “esistere, esistere, esistere” e non tanto di “resistere, resistere, resistere”. Perché? semplice: il vivere è ben diverso dal sopravvivere!

 httpv://www.youtube.com/watch?v=yLnIoHTs5aU

I Nirvana dal vivo al Bloom

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