Canzoni che raccontano l’elaborazione di un lutto, anche se dalla copertina non si direbbe
di Antonio Vivaldi
Fino a un po’ di tempo fa, Thomas Cohen era poco noto come frontman degli S.C.UM. e molto più conosciuto come marito di Peaches Geldof (modella e presentatrice tv assai popolare in Gran Bretagna) e genero di Bob Geldof (il signor Live Aid, come tutti sanno). Nell’aprile 2014 arriva la tragedia: Peaches muore in tristi circostanze e Thomas si ritrova a gestire due figli e tanta disperazione. Bloom Forever è il disco solista che racconta questa vicenda e i momenti successivi e, non a caso forse, ricorda in modo nitido un altro album impregnato di dolore familiare come No Song No Spell No Madrigal degli Apartments. E’ una raccolta di canzoni che palpabilmente (e ammirevolmente) cercano di trovare vie d’uscite dalla sofferenza, in alcuni casi già a partire dai titoli: Ain’t Gonna Be No Rain, New Morning Comes, la title track Bloom Forever (che è poi parte del nome del secondo figlio dell’artista). A volte le melodie scorrono fluide, a volte si avvolgono su se stesse, proprio come accade in ogni forma di elaborazione del dolore. Si tratta comunque di materia sonora ed emotiva non lieve, per cui anche l’ascolto talora fatica a essere partecipe come dovrebbe. Oppure è tutto il contrario e a Thomas Cohen quasi viene voglia di telefonare, come si farebbe con un amico.
P.S. Due decimi di punto in meno per la copertina in cui il nostro sembra sì un fotomodello, ma nella parodia di un altro Cohen, Sacha Baron.
7,3/10
httpv://www.youtube.com/watch?v=29xEfJLXfEo
Hazy Shades