dexys do irish and country soul

dexys do irish and country soul

Kevin Rowland incide un disco che è tradizione e speranza

di Marcello Valeri

Kevin Rowland è personaggio da approccio manicheo e, come tale, la sua arte si riassume in una parola che spesso ricorre, uncompromising, che in inglese è più bella e meno prolissa.
Tornati i Dexys nel 2012 con il nome accorciato e un lavoro vedi sopra, non si sperava certo che appena quattro anni dopo si ripresentasse l’occasione di attendere un nuovo loro evento, perché, come sempre nella carriera della band, di ciò si tratta.
Si ponga attenzione, i Dexys esistono, non sono solo l’estensione dell’ego giustificato di Rowland, anche se ogni formazione è diversa dall’altra, poiché è nello sposare la soul vision del frontman che il gruppo diviene tale e ancora una volta, uncompromising.
Chi altri, altrimenti, accetterebbe anche solo che l’ipotesi di uscirsene con una raccolta di canzoni, come il wertmulleriano titolo pleonasticamente cita, che son tradizione (l’infanzia irlandese di Rowland) e insieme speranza (il soul e il country ascoltati in gioventù appena giunto in un’Inghilterra che più volta descrisse ostile per un young irish…)?
Nell’esposizione appassionata e, a orecchie distratte, apparentemente scolastica, di evergreen più o meno noti, tra traditionals e 45 giri da mangiadischi, il piccolo miracolo si compie di nuovo, decorato da una immagine che, si sa, nei Dexys è sempre stata parte integrante della proposta artistica e impreziosito , per noi che abbiamo ancora nostalgie, dalla presenza di quell’Helen O’Hara che fu compagna stracciona quando si esortava Eileen…
In patria credo sarà un successo, qui chi si appresterà all’ascolto senza pregiudizi potrebbe anche trarne un disteso languore.

9/10

httpv://www.youtube.com/watch?v=rmMPQ8H-ioo

Carrickfergus

print

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.