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Il britpop perfetto di Eugene Mcguinness – Chroma.

Anche nel mondo del pop ci sono casi di artisti che nascono e crescono in sordina. Non si notano, non hanno moltitudini di fan adoranti, non scalano le charts e la stampa pare non accorgersi troppo della loro presenza. Spesso si tratta di fenomeni passeggeri, ma nel caso di Eugene McGuinness il notarlo poco, finora, è stato un errore grossolano.
Il songwriter inglese, classe 1985, giunge con Chroma al quarto disco in studio. La sua carriera inizia nel 2007 con un EP: The Early Learning Of Eugene McGuinness, cui seguono tre album attraverso i quali si nota una crescita artistica di notevole spessore. La ricetta del sound sembra molto semplice: un britpop intelligente e furbo, un po’ di maniera, in grado di arrivare in maniera decisa all’orecchio dell’ascoltatore più distratto. Solo ad un ascolto successivo ci si rende conto di quanta attenzione ai dettagli si trova in ogni singola canzone del giovane artista londinese. Chroma è un esempio preclaro di come oggi sia possibile confezionare un album pop senza scadere nell’ovvio che affolla le classifiche di vendita, lasciando un segno nell’ambito di una certa musica di qualità.
Anticipato da un singolo perfetto ed estivo, Godiva, le altre dieci tracce sono un piacevole tuffo nel mondo di McGuinness, un Beatles postmoderno, che riesce a incasellare ritornelli perfetti e raffinati, piazzando ogni tanto qualche episodio che strizza l’occhio al rock più classico con uno stile personalissimo. Eugene Mcguinness  chiude Chroma con Fairlight, il brano migliore dell’intero disco, tiratissimo, eccentrico nella struttura e assolutamente irresistibile.
8/10

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Ha suonato con band punk italiane ma il suo cuore batte per il pop, l’elettronica, la dance. Idolo dichiarato: David Byrne. Fra le nuove leve vince St. Vincent.

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