di Marina Montesano
Noto da noi soprattutto per due dischi di grande successo, Like Water For Chocolate e Be, negli Stati Uniti Common è un personaggio pubblico di primo piano, muovendosi tra politica, cinema e persino un’autobiografia; l’invito alla Casa Bianca di Obama per un reading di poesia, nel 2011, ha suscitato le ire dei comitati di polizia per via di qualche suo testo incendiario. Nobody’s Smiling si pone nel solco dei suoi dischi migliori, rappresentando anche nei temi il seguito naturale di Be: lo sguardo è rivolto a Chicago, la città di cui è originario, ma questa volta con maggiore cupezza che in passato. ‘Nessuno sorride’ nella città che ormai ha il tasso più alto di omicidi e violenze, al punto da essersi meritata il poco invidiabile nomignolo di ‘Chiraq’. Dal punto di vista musicale, però, il tempo per Common non è passato invano e le frequentazioni con un altro rapper cresciuto a Chicago, ossia niente meno che Kanye West, danno i loro frutti: alle influenze jazz e soul del passato, Nobody’s Smiling unisce un certo gusto per le dissonanze. Il risultato complessivo è ottimo, il disco suona compatto e ispirato; Common si conferma rapper di talento, ma lascia spazio anche a colleghi più giovani, ai quali vengono spesso affidati i versi maggiormente street-oriented, che magari sarebbero suonati fuori luogo per un artista così affermato: è il caso di Vince Staples su Kingdom. Difficile scegliere quali brani menzionare; senz’altro l’iniziale The Neighborhood e poi No Fear, Black Majik, Hustle Harder, la conclusiva Rewind That, dove Common ripercorre la sua vita con una menzione commossa a J Dilla, il giovane produttore che l’aveva aiutato a raggiungere il successo con Like Water, morto nel 2006 dopo una malattia debilitante. L’edizione deluxe contiene tre brani in più, di livello non inferiore ai primi dieci, ed è per questo caldamente consigliata.
8/10
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Common – Kingdom
