Adam-Cohen-We-Go-Home-COOKCD594

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di Antonio Vivaldi

Povero Adam. Questo è il disco che, alla non tenera età di 42 anni, doveva renderlo davvero interessante: il figlio di Leonard Cohen finalmente trova il modo di uscire dalla grande ombra paterna raccontandola anziché fuggirla. Il guaio è che in questi giorni tutti parleranno degli 80 anni appena compiuti dal maestro Len, della sua sublime e suadente lucidità, del suo imprevisto nuovo album, mentre We Go Home non se lo filerà nessuno, salvo qualche citazione “per inciso”. Eppure si tratta di un bel lavoro che recupera l’intenzione acustica del precedente Like A Man (2011), la bagna nelle calde acque dell’isola di Hydra, la consolida nel freddo di Montreal (due luoghi che legano Adam al padre) e la decora con sapienti citazioni testuali (“Abbiamo preso Manhattan ma anche Los Angeles”) e sonore (Fall Apart sfuma citando l’inizio strumentale di Suzanne). Detto così potrebbe suonare come una furbata a buon mercato, quando invece la mano compositiva è sapiente e almeno metà delle canzoni (su tutte la title-track) sono calde, confortevoli, eleganti e meditative senza cupezza. In più occorre dire che, se non si guardasse il nome in copertina, forse pochi scatterebbero in piedi a dire “ehi, ma questo pare Cohen” (per quanto sui registri alti la somiglianza sia notevole). Certo, non è facile essere figlio di Leonard Cohen, tuttavia un papà criminale oppure faccendiere oppure rocker italiano sarebbe ben peggio.

7/10

 

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Adam Cohen – We Go Home

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