Scott Walker incontra i Sunn O)))
Nell’epoca in cui esistevano le case discografiche, i cd e la loro promozione con supporti fisici, ci si poteva trovare negli uffici di una major a guardare, con lo sconforto di chi quel disco lo aveva comprato, le 30 copie promo di Tilt di Scott Walker che nessun giornalista aveva voluto ascoltare e nessuna radio trasmettere. Sono passati quasi 20 anni da allora e ci si rende conto di una cosa: la musica di Scott Walker è rimasta pressoché immutata nel suo turgido e acre fascino. Ma mentre allora suonava catastroficamente futuribile oggi risulta desolatamente contemporanea: i tempi sono cambiati, ma non come auspicava lo Zim.
Soused
Lasciando da parte sociologie improbabili, è tuttavia indubbio che Soused sia il disco più fisico, terrigno e avvicinabile (si fa per dre) di Walker giusto dai tempi di Tilt e ciò si deve, in larga parte, all’entrata in scena dei black-metallari Sunn0))). La terra desolata evocata dalla voce baritonale e dai testi impenetrabili del fu leader dei Walker Brothers è resa infatti più nitida nei suoi contorni proprio dai bordoni spettrali e dai riff puntuti del trio di Los Angeles. Inoltre, è la superficie scabra dei suoni a rendere più affascinanti quegli sprazzi da crooner demente in cui si materializza il fantasma del ragazzo d’oro del pop inglese che in un giorno del 1967 mollò fama e ragazzine per scappare in convento.
Certo, nella foto del libretto (v. sopra) lui e gli altri sembrano tipi da centro sociale di mezza età anziché cavalieri dell’Apocalisse e il suo sfoggio di citazioni plurilingue diventa buffo più che solenne quando sbaglia la pronuncia dell’unica parola italiana trasformando “peccatrice” in “peccatriche”, però Scott Walker è davvero un personaggio unico da accettare per come è, senza preoccuparsi del fatto che termini come ironia o solarità non figurano nel suo dizionario. E, a proposto di ironia e solarità, che ne direste di una bella collaborazione del nostro con gli Swans dell’altro spiritosone Michael Gira?
8/10