wolf alice cover

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L’esordio di una band piacevole: Wolf Alice

Il disco dei Wolf Alice è rassicurante come certe giornate in cui non accade alcunché di eclatante ma ci si sente bene, si incontrano persone carine e il Negroni con vista sul tramonto è proprio buono. Se il 90% della vita fosse così sarebbe da metterci la firma e lo stesso si può dire se fosse così il 90% dei dischi che ascoltiamo.
I Wolf Alice sono arrivati all’opera prima seguendo una classica trafila da bravi studenti indie: nati nel 2010, provano un po’ di stili diversi sotto forma di singoli ed EP, si creano una buona reputazione live e infine mettono a frutto quanto appreso in My Love Is Cool e in una trionfale apparizione a Glastonbury 2015 davanti a migliaia di impermeabili festanti.

Wolf Alice – My Love Is Cool

Il disco scorre che è un piacere e mette in campo tutta una serie di influenze nitidissime, dai Cocteau Twins alle Elastica, dai Garbage alle Breeders, facendole rifrangere fra loro in modo da renderle meno ovvie. La dimensione complessiva tende al carezzevole –sognante corroborata da ampiezza melodica, tonicità ritmica, chitarre piene (e qua e là shoegaze) e da una voce tra seducente e carezzevole che corrisponde in modo ineccepibile all’aspetto della front-woman Ellie Rowsell.

My Love Is Cool suona molto simile all’ideale rock del NME che, guarda caso, lo ha già definito “miglior debutto del decennio fino a oggi”. L’affermazione vale quanto quel referendum inglese che anni fa elesse la povera Lady Diana “donna più bella del mondo”, tuttavia il fascino del disco è indiscutibile e il quartetto londinese dovrebbe solo dare più spazio alla cattiveria Pixies che affiora in un paio di momenti e che meglio sia adatterebbe al côté oscuro di molti testi. A quel punto i Wolf Alice sarebbero meno rassicuranti e inciderebbero dischi simili alle giornate con lampi e cieli d’acciaio che si ricordano più a lungo di quelle dove dominano il blu e il rosa. Quanto al Negroni, se è buono va bene sempre.

7/10

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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