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di Carlo Meola

Sono le 18:30 tra il 7° e il 22° meridiano geografico est, e l’entourage di Disorder Drama accoglie l’arrivo dei Boogarins a Genova, quarta tappa italiana del tour intercontinentale dei ragazzi di Goiânia. Trasportato lo strumentario al Teatro Altrove, l’organizzazione monta il palco per i 4 brasiliani. “Abbiamo attraversato l’Europa” spiega Hans Castro, il batterista: “Inghilterra, Belgio, Olanda, Francia… e ora qui!” e poi il cantante (Fernando Almeida): “Siamo partiti il 10 marzo dal Brasile, abbiamo avuto almeno un concerto al giorno e ci siamo fermati solo in due occasioni… c’era il compleanno di Hans!”. Dall’entrata – durante il soundcheck – si indovinavano effetti e filtri per chitarra elettrica, colpi di batteria, ritagli di canzone, voci e seconde voci. Dopo le prove suoni, le prove ‘colori’: ai battiti sul tom, o sul rullante, per esempio, un sensore variava la luce proiettata in cerchi luminosi sullo schermo dietro al palco. “Boogarin è il nome di un fiore, i libri dicono avesse il profumo dell’amore puro” racconta sorridente Benke Ferraz, primo chitarrista.

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Ad aprire l’evento sono i Mane of Sound, formazione emergente che a maggio vedrà la pubblicazione del suo primo singolo. Colpisce la quantità di strumenti sul palco: sintetizzatori, trigger, tastiera con laptop ad integrare basso, chitarra e batteria. Da un fiume di tasti e ‘pirulini’ emergono composizioni rumorose e futuristiche per una voce effettata (quella di Alessandro Bartolena) che a tratti ricorda la violenza del canto di Keith Flint nei Prodigy. Tanta ‘attrezzeria’ presuppone un notevole lavoro ‘scenico’: i MoS si muovono continuamente fra i vari strumenti e hanno la capacità – nonostante l’esperienza che ancora gli manca – di costruire ‘artigianalmente’ elaborati pezzi rock con materiali industrial, techno, shoegaze, sviluppando all’infinito le proprie risorse sonore.

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Dal concerto risulterà chiaro che i Boogarins non stanno facendo un semplice tour promozionale per As Plantas Que Curam (2013), la loro forza sul palco è totalmente indipendente dalle canzoni che propongono. Al loro ingresso, sono già presenti in scena tutti i segni tradizionali del rock psichedelico: la camicia vistosa di Fernando, i capelli sciolti di Benke il chitarrista, i colori vivaci dell’illuminotecnica e, naturalmente, al centro, la Fender. L’hard rock della band in contrasto con il cry del cantante cattura subito il pubblico, e le iniziali Avalanche (pezzo inedito) e Refazendo portano in sala un atmosfera narcotica e tropicaleggiante. Al dondolio di Benke qualche spettatore risponde con un timido movimento di testa, mentre Fernando accompagna i suoi assoli suonando la Fender Mustang, si direbbe, con tutto il corpo. Pezzi come Infinu o 6000 Dias ricordano Woodstock e persino qualche vecchio disco di tropicalia. “Quando sentivano le nostre prime cose, gli amici ci dicevano che facevamo musica ‘vecchia’. Ma noi non facciamo tropicalia, non ci sono quegli elementi – samba ecc. – soltanto un po’.”

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Non mancano le influenze contemporanee; accanto alla psichedelia e agli accenti southern si può sentire l’influenza degli anni ’00 (Wilco, per esempio), ma è solo la grande personalità dei Boogarins che ha fatto del concerto un ‘continuum’ sonoro in cui il pubblico poteva rilassarsi e quasi chiacchierare, al quale partecipare e dare calore. Dopo Lucifernandis, Benke Ferraz ha voluto ringraziare gli spettatori in inglese, ma Fernando lo ha interrotto (in italiano): “Grazie… a tutto il mondo!” e rideva col trasporto con cui suona sul palco. L’ultima canzone, Doce, viene dilatata in una lunga suite di improvvisazioni, prima che la band lasci il proscenio. E a chiudere il cerchio il richiestissimo encore ritornava all’hard rock dell’inizio: per Risolvi Ir il bassista, Raphael Vaz, si portava in mezzo alla scena tra i suoi colleghi per l’ultimo, caotico momento della festa. Il pubblico del Teatro Altrove era senza parole per i ragazzi di Goiânia, mentre a luci accese, dal palco vuoto risuonava solo un fischio a intermittenza, per effetto Larsen.

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Boogarins – Lucifernandis

Amo la critica letteraria e quella musicale. Sono laureato in Arts, Lettres, Langues all’Università di Parigi (Sorbonne Nouvelle) e curo un blog letterario di nome Blu Carmeo.
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