Flaming Lips

A “Settembre//Prato è spettacolo” sono di scena EELS e Flaming Lips.

Serata di altissimo livello domenica 1° settembre nell’ambito della 5° edizione della rassegna “Settembre//Prato è spettacolo”, nella splendida piazza Duomo, con due indiscussi campioni della musica indie americana, i californiani EELS e il circo sonoro dei Flaming Lips di Wayne Coyne. Piazza non stracolma ma pubblico comunque numeroso e, soprattutto, attento e appassionato.

Concerto: EELS e Flaming Lips @ Prato
@ Antonio Viscido

EELS: rock ‘n roll will never die

Aprono con il botto gli EELS, guidati dal tormentato e geniale Mark Oliver Everett, già visti da queste parti, nel 2014, in un set intimo e quasi cameristico al Teatro Romano di Fiesole, dove mi rapirono con una versione acustica di I Can’t Help Falling In Love da lacrime. Questa volta, seguendo il sempre imprevedibile estro del loro leader, sono in quartetto di due chitarre, basso e batteria orgogliosamente rock, con Everett in tenuta da teddy boy e aprono le danze con due pezzi irresistibili, che delineano le coordinate attraverso cui si svilupperà tutto il loro set: Out In The Street degli Who e Raspberry Beret di Prince, da un lato quindi il rock‘n roll energico e primigenio della band inglese e dall’altro una delle tante melodie perfette del principe dei Minneapolis.

Grande musica a Prato con EELS e Flaming Lips

Il resto del concerto, che alterna una ventina di pezzi, pescati dall’incredibile repertorio della band è tutto un susseguirsi di energiche sferzate chitarristiche e ritmiche, che si innestano su irresistibili melodie. La band è compatta, il suono asciutto, sporco quanto basta e su tutti spicca il talento e il gusto del chitarrista Jeff “The Chet” Lyster, compagno di vecchia data di Mr. E. Quello che emerge con chiarezza è l’enorme talento compositivo di Everett e l’altissimo numero di canzoni semplicemente bellissime che l’artista californiano ha composto nella sua ormai ultraventennale carriera.

Il trionfo compositivo di Mr. E.

Everett ha evidenti tratti di genialità e lo dimostra rileggendo brani spesso molto diversi dall’originale, offrendo interpretazioni che svelano tesori nascosti nelle pieghe dei vecchi pezzi: è il caso dell’hit Novocaine For The Soul (la canzone che lo poteva trasformare in una rock star, ma poi il destino ha voluto diversamente… e per noi è stato meglio così) che viene proposto in una versione più rallentata e sofferta, accentuandone la struttura blues e lasciando il pubblico letteralmente a bocca aperta. Notevoli anche la resa ipnotica Souljacket pt.1, il blues urbano di Prizefighter e l’energia quasi punk di I Like Birds.

eels
@ Elena Righini

Concerto strepitoso, pubblico entusiasta ed ennesima dimostrazione dell’elevatissimo livello del talento compositivo di Mr. E., che lascia il palco tra gli applausi mentre la band regala l’ultima gemma, The End dei Beatles.

Dopo gli EELS, i Flaming Lips @ Prato

Terminato il set degli EELS, l’atmosfera si calma e, forse anche si raffredda, a causa del lunghissimo tempo che passa prima dell’inizio del concerto dei Flaming Lips; certo gli EELS si presentavano con un approccio da garage band e per allestire il circo eccessivo e visionario che sempre accompagna le esibizioni del gruppo di Oklahoma City è necessario sicuramente del tempo, ma un’ora e venti tra un set e l’altro è parso comunque un tempo eccessivo; tra l’altro durante l’allestimento del palco si è visto più volte Wayne Coyne il leader del Flaming parlare con il personale addetto con la sensazione che ci fosse comunque qualcosa che non andava, cosa che forse ha contrariato il leader.

EELS e Flaming Lips @ Prato

Comunque alla fine i Flaming entrano in scena e dopo l’accenno di Also Sprach Zarathustra, sommergono il pubblico con un oceano di luci, colori, scritte, palloni, coriandoli, gonfiabili e con la meravigliosa e travolgente Race for the Prize.

Flaming Lips: oro, diamanti e qualche ombra

Il concerto pesca quasi completamente nel grandioso repertorio dei primi anni 2000, da the Soft Bulletin a At War With The Mystic, però, nonostante la sempre eccelsa qualità della musica, la sensazione è che la serata non ingrani mai completamente; la band appare un po’ dispersiva, il suono dei sintetizzatori troppo pesante per poi tornare più incisiva e centrata quando la base sonora è affidata alle chitarre.

Flaming Lips
@ Antonio Viscido

Le canzoni sono ovviamente un tripudio di melodie che ti prendono e non ti mollano più, avvolgenti, eccessive, kitsch e di qualità sublime; Coyne si muove con maestria, sempre in bilico tra il rigore pop e l’eccesso con There Should Be Unicorns proposta a  cavallo di un unicorno manga  in mezzo a un pubblico ipnotizzato; la sua voce non è quella di Solomon Burke, si sa, a tratti pare ancora più debole del solito, ma ritrova tutto il suo fascino nella splendida interpretazione di True Love Will Find You In The End di Daniel Johnston, struggente canzone proposta in una versione se possibile ancora migliore dell’originale, forse il punto più alto dell’intero set, chiuso con una travolgente versione di Do You Realize?? ad accompagnare il pubblico entusiasta per una serata di altissimo livello, in un’atmosfera quasi onirica.

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Classe 1965, bolzanino di nascita, vive a Firenze dal 1985; è convinto che la migliore occupazione per l’uomo sia comprare ed ascoltare dischi; ritiene che Rolling Stones, Frank Zappa, Steely Dan, Miles Davis, Charlie Mingus e Thelonious Monk siano comunque ragioni sufficienti per vivere.

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