Concerto: Lee Ranaldo @ San Salvi Città Aperta

Songs and Stories: una serata con Lee Ranaldo @ San Salvi Città Aperta (Firenze, 06.07.2019).

C’erano almeno due motivi per non farsi scappare questa serata: la possibilità di incrociare uno dei protagonisti della scena musicale dagli anni ’80 del secolo scorso in poi e la curiosità per la formula con cui l’evento veniva preannunciato. Songs and Stories: come a dire “musica e chiacchiere”, due cose che non è sempre facile assemblare in uno spettacolo organico.

Concerto: Lee Ranaldo @ San Salvi Città Aperta

Pensata da un Lee Ranaldo rilassato – non è in tour, ma in vacanza con la famiglia –  e con grande voglia di “raccontarsi”. La serata è filata via liscia attraverso tre momenti ben distinti, ma intrinsecamente e implicitamente connessi. La proiezione di alcuni filmati relativi a momenti diversi della sua carriera (dagli inizi con Glenn Branca alle ultime avventure soliste). Oltre un’ora di concerto vero e proprio; una chiacchierata finale stimolata dalle domande mai banali di Luigi Bertaccini e dagli interventi, più volte sollecitati, del pubblico.

Memorie dei Sonic Youth

Il momento clou della prima fase è stato senza dubbio un filmato di quasi dieci minuti girato dallo stesso Ranaldo durante un tour del 2004 che ha visto i Sonic Youth sul palco insieme a Wolf Eyes e Hair Police in un finale che definire “rumoristico” non rende l’idea. Nella chiacchierata finale lo stesso Lee ha spiegato di come fosse rimasto intrigato dall’idea di provare una telecamera digitale appena comprata per documentare un evento tutt’altro che usuale e ci ha riportato ad un periodo in cui era normale per un artista sperimentare mezzi espressivi anche molto diversi tra loro. Questa era la “cifra” della New York di quegli anni. Fucina di talenti poi diventati leggendari che all’epoca convivevano tranquillamente frequentandosi e collaborando tra se senza sospettare minimamente quale sarebbe stato il loro influsso futuro.

Lee Ranaldo non dimentica le origini sperimentali

Il concerto vero e proprio ha visto Ranaldo suonare pezzi soprattutto dai suoi più recenti dischi solisti alternando chitarra elettrica e acustica con l’abbondante ausilio di ogni genere di “aggeggio” elettronico. In realtà le chitarre sono state diverse, visto che Lee non ha rinunciato alla vecchia abitudine dei Sonic Youth di alternare accordature differenti cambiando spesso strumento e usando anche tecniche tutt’altro che usuali. Ad esempio le ha spesso suonate con un archetto direttamente sul manico. Ne è venuto fuori qualcosa di sensibilmente diverso rispetto a quanto si può sentire nei dischi.

Concerto: Lee Ranaldo
© David Jack Lanzini

Pur non allontanandosi mai definitivamente dalla “forma-canzone” – in questo mostrando di non aver abbandonato la “linea” dei suoi vecchi sodali Sonic Youth -, dal vivo Ranaldo vira decisamente verso una sperimentazione sonora che lo avvicina da un lato a certe sonorità  quasi “industrial” e”noise”, dall’altro – e forse anche di più – a certa musica “colta” contemporanea americana e non solo. E qui certo i suoi esordi con Glenn Branca mostrano tutta la loro importanza nella sua formazione. Esemplificativo di questo processo il brano d’esordio, Moroccan Mountains, preceduto da una lunga intro di tale tenore, che si è poi a tratti “stemperata” in fraseggi quasi “lirici”. In conclusione, lungi dall’apparire un “sopravvissuto” Lee Ranaldo ci è sembrato un artista che ha ancora molto da dire. E che sa come dirlo. Per non parlare della sua cortesia e voglia di comunicare, ulteriore valore aggiunto.

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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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