Michael Chapman @ Teatro della CompagniaFoto di Giampiero Marcenaro

Michael Chapman in concerto al festival Generazioni, Castelfranco di Sotto (Pisa).

Concerto: Michael Chapman @ Teatro della Compagnia

Benedetta o maledetta provincia, il dibattito è aperto, ma stavolta diciamo senz’altro benedetta e miracolosa. È infatti grazie alla tenacia e alla passione per la musica che ha accomunato un gruppo di giovani e meno della zona che anche il comprensorio pisano del cuoio ha visto nascere il piccolo ma avvincente festival Generazioni. E non poteva esserci esordio migliore per il neonato festival che aprire con l’esibizione del veterano cantautore folk inglese Michael Chapman. 78 primavere alle spalle e una carriera che da poco ha superato il mezzo secolo di attività.

Il 3 maggio 2019 al Teatro della Compagnia

È stata una lunga, piacevole giornata quella che si è conclusa con il concerto di Chapman. Nel tardo pomeriggio infatti sulla terrazza del Teatro della Compagnia di Castelfranco di Sotto si è prima svolto un incontro col critico musicale Stefano Solventi che, insieme al giornalista della Nazione Michele Manzotti e a Davide Mancini, uno dei curatori del festival e animatore della manifestazione Musicastrada, ha discusso dei cambiamenti avvenuti nella fruizione della musica con il passaggio dal supporto fisico, vinile o cd, allo streaming. E così fra una birra e una pizzetta anche il pubblico ha attivamente partecipato alla discussione. Particolarmente interessanti le testimonianze dei più giovani sul loro modo di rapportarsi e ascoltare la musica, mentre i più attempati ricordavano quanto diverso era  il modo di vivere l’esperienza musicale ai tempi del vinile.

Apre Des Moines

Finito l’incontro ci siamo spostati all’interno del piccolo, ma accogliente teatro. A fare da gruppo spalla Des Moines, nome d’arte  di Simone Romei, che, accompagnato alla steel guitar da Marco Parmiggiani, ha intrattenuto il pubblico con un convincente sound di ascendenza e immaginario americano, pur non mancando riferimenti a songwriter d’Albione, fra i quali lo stesso Michael Chapman. Cinque brani tratti dall’ultimo disco con arrangiamento ridotto all’essenziale, fingerpicking e steel a sostituire le ben più ricche sonorità di studio, ballate folk dalle atmosfere sospese, evocative di luoghi forse mai davvero esistiti, ottima introduzione al momento clou di questa prima giornata del festival Generazioni.

Michael Chapman @ Teatro della Compagnia

Sono passate da poco le 22 quando sul palco arriva Michael Chapman, accolto dal caloroso applauso dei presenti. Tutti in platea hanno piena consapevolezza di stare per ascoltare un’autentica leggenda del folk e del fingerpicking, un uomo che in mezzo secolo di carriera non ha mai smesso di sperimentare e cercare nuove modalità espressive e che sta vivendo una seconda giovinezza grazie all’adorazione delle nuove leve di musicisti che ne hanno sponsorizzato le nuove uscite. Citiamo qui almeno Steve Gunn che ha partecipato alle registrazioni e prodotto i suoi ultimi lavori.

Concerto: Michael Chapman @ Teatro della Compagnia
Foto di Giampiero Marcenaro

Le gambe malferme, il viso segnato dall’età, la voce arrochita nulla hanno tolto all’incanto di una serata al cui centro è sempre stata la chitarra di Chapman. E qui davvero il Nostro è apparso in gran forma, i suoi arpeggi hanno riempito la sala e i cuori. Credo che nessuno abbia sentito la mancanza di una band, tanto il suono risultava pieno e ricco, e i richiami al blues e al folk lo rendevano evocativo e affascinante.

Il concerto di Michael Chapman

L’inizio è da colpo al cuore. Prima Raimaker dall’omonimo album del 1969, subito dopo un altro classico, Soulful Lady. Chapman non ha  una setlist, ma di volta in volta ha scelto cosa cantare. Pertanto ricostruire la scaletta non è stato facilissimo, ringrazio Simone Romei per il prezioso aiuto. Altro brano dalla sua prima produzione Shuffleboat River Farewell, da Chapman più volte reinterpretato nel corso della sua carriera, suonato come ultimo, inevitabile bis. La scaletta ha compreso anche brani della produzione dell’ultimo decennio, partendo dal disco Time Past Time Passes fino agli ultimi 50 e True North.

Michael Chapman @ Teatro della Compagnia
Foto di Giampiero Marcenaro

Un concerto di successo per chiudere il festival

Un’ora e mezza di concerto che ha incantato e soddisfatto il pubblico, arrivato perfino da Savona o dalle Marche. Alla fine Chapman si è prestato pazientemente a firmare copie di suoi dischi (e qualcuno si era portato dietro una bella collezione) e al rito ormai inevitabile delle foto, sempre affabile e gentile, anche se di poche parole.  Una serata splendida che ha chiuso la prima giornata del festival. E con ancora nelle orecchie la voce roca ed evocativa di Chapman e i paesaggi sonori disegnati dalla sua chitarra, molti chiedevano agli organizzatori anticipazioni sulla seconda edizione azzardando anche possibili nomi. Le premesse perché questa serata non sia una mosca bianca, ma abbia un proficuo seguito, ci sono tutte.

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Nato nel 54 a Palermo, dal 73 vive a Pisa. Ha scritto di musica e libri per la rivista online Distorsioni, dedicandosi particolarmente alla world music, dopo aver lavorato nel cinema d’essai all’Atelier di Firenze adesso insegna lettere nella scuola media.

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