Pitchfork Music Festival Paris 2016

 

Pitchfork Music Festival Paris 2016

Giunto alla sesta edizione, il Pitchfork Music Festival in versione parigina è apparso sin da subito in un tono minore rispetto agli anni passati. Gli attentati che hanno sconvolto la capitale francese nel corso degli ultimi dodici mesi hanno certo pesato sulle assenze di un pubblico internazionale (in particolar modo d’oltreoceano). Se a questo aggiungiamo l’assenza di star di primissima grandezza fra gli artisti presenti, si può certamente comprendere come le tre serate siano state certamente festose ma senza particolari clamori. La prima, giovedì 27 ottobre, prevedeva la presenza in scaletta di Mount Kimbie, Parquet Courts, Suuns e Floating Points. Ma la nostra cronaca riguarda i due giorni successivi.

Un Pitchfork Music Festival con novità e conferme

La serata di venerdì 28 è stata forse la più interessante delle tre. Alle 18.10 su uno dei due palchi si esibiva Aaron Maine, in arte Porches. Musicista estremamente interessante e di indubbio talento. Il suo album Pool, pubblicato all’inizio di quest’anno, ha raccolto critiche più che lodevoli. E in setlist non sono mancati brani da questo suo ultimo lavoro, dominato dal tema ricorrente dell’acqua. Come Underwater e la title track, Pool, ma anche la bella Car. Un artista senza dubbio da seguire con attenzione.

Pitchfork Music Festival Paris 2016
Explosions In The Sky

Alle 20.40  hanno fatto il loro ingresso in scena gli Explosions in The Sky. Il gruppo texano era di ritorno  nella capitale francese dopo il concerto al Trianon lo scorso mese di giugno. Al Pitchfork hanno presentato per ovvi limiti di  tempo solo sette tracce. Ma, una volta di più non posso esimermi dal segnalare la  potenza della loro musica e l’incredibile livello di coinvolgimento che riescono a instaurare con il pubblico. Un ponte sonoro ed emotivo che si ripete ad ogni loro concerto, cosa non facile per un gruppo solo strumentale. Ma come passare sotto silenzio la magia delle accelerazioni improvvise, dei riff di chitarra, della batteria a sottolineare i continui cambiamenti di ritmo? È quindi con rinnovata emozione che abbiamo ascoltato brani storici come The Birth and the Death Of The Day da All of a Sudden I Miss Everyone. E  The Only Moment We Were Alone dal bellissimo album The Earth is Not a Cold Dead Place. Ma soprattutto le tre tracce dal nuovo lavoro The Wilderness, che ha fatto la parte del leone: Colors in Space, Disintegration Anxiety e Logic of a Dream.

Le band più attese a fine serata

Subito dopo gli Explosions in the Sky, sull’altro palco ecco Natasha Khan, aka Bat for Lashes. La si attendeva con particolare impazienza. Per l’indubbia fama che accompagna i suoi live, ma anche per l’album The Bride, senza dubbio uno dei più belli ascoltati quest’anno. Natasha ha fatto la sua comparsa in abito da sposa, con tanto di velo rosso fuoco. E in effetti ben sei sono le tracce da The Bride regalateci venerdì sera. Il brano di apertura I Do, Joe’s Dream, In God’s House, la straziante Never Forgive The Angels, I Will Love Again e Sunday Love. Ha una voce bellissima Natasha e la sua esibizione è emozionante. Allo stesso tempo è di altissimo livello tecnico, senza nessuna sbavatura. Uno dei migliori concerti di quest’anno.

Pitchfork Music Festival Paris 2016
Bat For Lashes

In finire di serata, dopo la mezzanotte, in una sala finalmente riempita in ogni angolo, è venuto il momento dei Moderat. La band tedesca paladina della musica elettronica ha conquistato decisamente il pubblico del festival. Sicuramente già ben disposto nei loro confronti, soprattutto dopo la pubblicazione del recente, bellissimo III. Da questo lavoro ci hanno offerto il brano di apertura Ghostmother, ma anche Animal Trails e Eating Hooks. Ma non sono mancati titoli classici dai dischi precedenti, quali Bad Kingdom, Number 22 e Rusty Nails. Insomma, un’esibizione dei Moderat è sempre un evento al quale è difficile rinunciare. E di norma, si è sempre ripagati da setlist di tutto rispetto eseguite magistralmente.

Alti e bassi nell’ultima giornata del festival

Sabato 29 sono arrivata in tempo per assistere al live dei Whitney. Nonostante le critiche estremamente positive che accompagnano la band, si resta un po’ delusi dalla loro esibizione. A tratti estremamente noiosa, nonostante la cover di Tonight I’ll Be Staying Here With You di Bob Dylan che ha ravvivato un po’ il trend generale del concerto.  Li attendiamo comunque in nuove prove, anche solo per ricrederci.

Pitchfork Music Festival Paris 2016
Minor Victories

Subito dopo sullo stesso palco tocca ai Minor Victories. Il supergruppo formato da Rachel Goswell degli Slowdive, i fratelli Lockey (Editors) e Stuart Braithwaite dei MogwaiA Hundred Ropes, loro album di esordio, rientra senza alcun dubbio fra i migliori lavori di questo ricchissimo 2016. E il loro concerto è davvero un evento imperdibile, per la bellezza delle tracce e per l’esecuzione di altissimo livello. Non posso non segnalare proprio A Hundred Ropes, Scattered Ashes, Folk Arp. Ma soprattutto la folgorante Breaking My Light, canzone fra le più belle ed emozionanti ascoltate quest’anno.

Un finale tutto al femminile

Sull’altro palco, subito dopo, è stato il momento delle Warpaint, gruppo americano solo al femminile, capitanato dalla bravissima Emily Kokal. Ci hanno offerto una setlist estremamente equilibrata fra brani vecchi e nuovi. Grande l’affiatamento fra le componenti del gruppo. E questo si ripercuote positivamente sull’esibizione, di ottimo livello ma anche divertente. È Beetles ad aprire le danze. Seguono da Heads Up, il nuovo album, la title track, So Good, The Stall e la spumeggiante New Song, che funziona benissimo live. Non è inutile rimarcare qui la bravura di Emily che suona benissimo la chitarra. E non sono da meno le colleghe, davvero musiciste di altissimo livello. È un peccato lo spettacolo finisca così presto, ma speriamo di rivedere e ascoltare le Warpaint quanto prima.

Pitchfork Music Festival Paris 2016
Warpaint

Che dire infine di M.I.A., pezzo forte della serata? Artista consumata, regina dell’alternative rap tiene magistralmente il palco nonostante le condizioni non ottimali del sabato sera. Brani dall’ultimo album AIM si sono alternati a pezzi da lavori precedenti come Paper Planes, Bamboo Banga e 20 Dollars da Kala. Nel complesso un live coinvolgente e molto divertente. Un po’ eccessive, dunque, alcune delle critiche rivolte alla rapper britannica.

Per chiudere segnalo la sempre perfetta organizzazione del festival e la location bellissima e suggestiva: La Grande Halle de la Villette. Un classico di Halloween da non mancare se si è a Parigi in questi giorni dell’anno.

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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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