Concerto: Rachael YamagataFoto di Michele Faliani

Il concerto di Rachael Yamagata al Circolo Arci Il Progresso, Firenze, 3 maggio 2019.

Rachael Yamagata @ Circolo Arci Il Progresso
Foto di Michele Faliani

 

Il Circolo Arci Il Progresso, soprattutto grazie all’Associazione Culturale La Chute che ne cura la programmazione musicale, è ormai una realtà affermata della scena musicale fiorentina. Ciò si deve non solo all’ambiente amichevole e informale, ma soprattutto alla qualità delle proposte, che da tempo annoverano anche artisti stranieri di prestigio. Pochi giorni fa vi ha fatto tappa per quello che, se non andiamo errati, è il suo primo tour italiano anche la statunitense Rachael Yamagata.

Apre Harry Keyworth

In apertura si è esibito il cantautore gallese Harry Keyworth. Buona e piuttosto originale tecnica chitarristica, ma songwriting ancora acerbo, ritmica e melodie ripetitive e una non particolarmente gradevole tendenza ad abusare di gorgheggi quasi sempre abbastanza fini a se stessi. Poi, dopo un breve intervallo, è salita sul palco lei.

Rachael Yamagata in tour, ma non per promuovere un nuovo disco

Forse proprio perché si trattava della sua “first time in Italy”, e magari anche perché non ha la necessità di promuovere un disco nuovo – l’ultimo Tightrope Walker risale ormai a quasi tre anni fa e il recente Porch Songs è un ep di sei brani disponibile solo in versione digitale – la cantautrice di Arlington, ma ormai newyorkese, ha offerto una panoramica del suo repertorio. Anche nei dischi la Yamagata fa leva principalmente sul suo songwriting e sulla sua voce, affidandosi a una “produzione” piuttosto scarna ed essenziale sul piano dell’orchestrazione e degli arrangiamenti.

Concerto: Rachael Yamagata
Foto di Michele Faliani

Questo le permette di avere praticamente quasi la stessa “resa sonora” anche nelle esibizioni dal vivo in solo. I suoi testi, un pianoforte, una chitarra e la sua voce. Una voce che sa passare dal dolce al “graffiante” e viceversa senza stacchi e soluzione di continuità, mantenendo sempre un notevolissimo grado di “sincerità” e coinvolgimento. Coinvolgimento che si trasmette immediatamente e inesorabilmente agli ascoltatori.

Il palco al Circolo Arci Il Progresso

Il concerto si è svolto sullo sfondo della proiezione di immagini e filmati i cui soggetti erano sia i luoghi in cui vive sia momenti della sua vita di musicista. In particolare, alcuni erano stati evidentemente girati durante sessioni di lavoro con altri musicisti e trasmettevano una sensazione di tranquilla, a volte malinconica, allegria – passateci l’ossimoro – e di piacere nel fare il proprio mestiere. In ogni caso anche questo “sfondo”, lungi dall’essere meramente “decorativo”, è risultato funzionale a mettere l’artista ancora più in sintonia col pubblico.

Concerto: Rachael Yamagata
Foto di Michele Faliani

Se l’aspetto fisico suggerisce a prima vista una similitudine con la Norah Jones degli esordi, la malinconia di cui sopra e le tematiche prevalenti dei testi l’avvicinano piuttosto ad artiste come Suzanne Vega. Ma la voce, che in certi momenti prende addirittura inflessioni “jazz”, la distingue nettamente da entrambe e le conferisce un’impronta personalissima.

La voce di Rachael Yamagata

Proprio sulla voce c’è da aggiungere una considerazione finale. Probabilmente a causa dello “strano” tempo atmosferico di questi giorni in Italia, quello che è lo “strumento” principale dell’artista americana ha subito qualche ingiuria, e in qualche momento si è sentito. Ma, lungi dal costituire un difetto, questo è stato un elemento che ha conferito al concerto un valore aggiunto perché Rachael ha mostrato grande mestiere nel controllare comunque i suoi mezzi vocali e nel limitare al massimo i “danni”. Pur nel contesto di una sofferenza a tratti evidente e progressiva, ha portato in fondo il concerto sfoderando anzi proprio nel finale, con Duet e Worn Me Down, un paio di esecuzioni da brivido. Quando dopo il concerto, nel fare due chiacchiere col suo tour manager, abbiamo fatto notare quest’aspetto ci ha risposto: “she’s a fighter”. Non possiamo che sottoscrivere!

print

“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

Lascia un commento!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.