WP 20130323 003

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di Marina Montesano

In un mondo in cui tanti (soprattutto se privi di qualunque specifica abilità) si proclamano artisti, lunga vita agli artigiani! In musica, gli artigiani sono coloro che magari non rivoluzionano la scena, non inventano niente, ma scrivono e suonano belle canzoni. E’ certamente il caso di I Am Kloot, che nel corso di oltre un decennio hanno prodotto diversi buoni dischi, pur senza far mai gridare al capolavoro. Stasera suonano dinanzi alle circa 300 persone che affollano la gradevolissima Maroquinerie.  La formazione standard a tre è aumentata da altrettanti musicisti, permettendo alla band di proporre un suono ricco e complesso, ma senza orpelli, sempre orientato a rendere al meglio i pezzi. Il centro del gruppo è il cantante-chitarrista e principale compositore John Bramwell, simpatico nonostante un bel carattere litigioso: soprattutto quando se la prende con un paio di persone che chiacchierano quando non dovrebbero (“You must be on the guest list, ‘cause 20 euros ain’t cheap”). Ma il resto del pubblico è tutto con lui e dalla terza canzone, l’ottima Bullets, è completamente conquistato. Sono una live band, gli I Am Kloot, perché in questa dimensione trovano quel qualcosa in più che a volte manca nei loro dischi; un’intensità nell’interpretazione che davvero si comunica al meglio in una sala in cui il palco è alto meno di un metro. La setlist pesca dal repertorio intero, con un occhio particolare al recentissimo Let It All In. Un paio di brani sono eseguiti dal solo Bramwell (per permettere agli altri di fumare, a suo dire), ma è con la band al completo che anche lui dà il meglio di sé. Davvero un concerto al di sopra delle aspettative da una band che, dopo una serata così brillante, si torna a seguire con rinnovato interesse.

httpv://www.youtube.com/watch?v=fLZvPyVJrsk

I Am Kloot – These Days Are Mine

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