Gli Iceage al Nouveau Casino
Nella prima serata gelida di Parigi un concerto degli Iceage sembra quasi un destino. Il Nouveau Casino si riempie lentamente mentre l’inglese Helm ghiaccia oltremodo l’atmosfera con oscuri loop, tra DJing e concerto di spalla, e poco dopo le nove ecco sul palco il chitarrista Johan Surrballe Wieth che si siede in attesa degli altri. Non un ingresso spettacolare quello del quartetto danese, insomma, ma già dalle prime note di Let It Vanish si sente che l’energia e l’intensità sono quelle giuste.
Gli Iceage propongono soprattutto brani dal loro ultimo Plowing Into The Field Of Love, ed è perfetto così, visto che si tratta di uno dei dischi migliori di quest’anno. Elias Ronnenfelt interpreta e canta bene, ammesso che piaccia la sua voce trascinata, reminiscente di molti ‘maledetti’ ed ex-tali del rock (Jeffrey Lee Pierce e Nick Cave soprattutto). Il fatto che abbia l’aspetto di un modello debosciato, poi, certamente aiuta.
Concerto divertente non solo per ragioni musicali
Non manca nemmeno il coté punk; quando un ragazzo gli strappa il microfono per poi ributtarlo sul palco, lo guarda con aria di minaccia e alla prima occasione cerca di colpirlo, ma l’avversario è pronto, schiva e mette a segno su uno stupito Elias. Poi fanno pace, il siparietto è divertente, ma decisamente non ci sono più i vichinghi di una volta.
Tornando alla musica, Glassy Eyed, Dormant And Veiled suona splendida; The Lord’s Favorite è rutilante country-punk come non si ascoltava da tempo; Morals, il brano più bello dal precedente You’re Nothing, è accolto con entusiasmo e figura bene tra le nuove canzoni; nella setlist compare anche To The Comrades, cover dei semisconosciuti sudafricani Bahumutsi Drama Group, ma certamente sono i pezzi di Plowing Into The Field Of Love quelli che mostrano il salto di qualità compiuto dalla band in questo 2014: On My Fingers, per esempio, è un altro ottimo momento, mentre si rimpiange l’assenza di Stay.
Un concerto troppo breve per gli Iceage
Peccato che il concerto si concluda dopo circa cinquanta minuti e che, anche al di là della durata, gli Iceage manchino di coesione non tanto nei singoli brani, che anzi viaggiano sempre su livelli alti, nonostante la formazione a quattro non rispecchi la ricchezza musicale (gli archi, il piano) di Plowing, quanto nell’insieme del concerto: qualche tempo morto di troppo, una mancanza di determinazione a ‘uccidere’ lo show, a farlo vibrare. E’ quello che riescono a fare i grandi; gli Iceage ancora non lo sono, evidentemente, ma chissà, magari ci stanno lavorando.