Pathway Thom Yorke

Pathway Thom Yorke

di Mariangela Macocco

Parigi, dicembre 2015. A meno di un mese dai sanguinosi attentati del 13 novembre, nella capitale francese si sono dati l’appuntamento capi di stato e organizzazioni internazionali per discutere del clima. Accanto agli incontri ufficiali, protetti da imponenti misure di sicurezza e un po’ ingessati, attivisti ecologisti e privati cittadini si sono mobilitati per sensibilizzare l’opinione pubblica e per cercare di dare un vero impulso alla ricerca di reali soluzioni a un problema sempre più pressante.

Pathway to Paris è una delle risposte del mondo della musica agli interrogativi che i preoccupanti cambiamenti climatici stanno ponendo sempre più spesso alla società contemporanea. Iniziativa pensata in prima battuta da Jesse Paris Smith (figlia della più famosa Patti) e dalla violoncellista Rebecca Foon, ha nell’arco di un paio d’anni raccolto attorno a sè intellettuali, attivisti, scrittori e musicisti di altissimo livello, da sempre impegnati nella causa ecologista. Per le due date di Parigi, il 4 e 5 dicembre,  tante sono state le sorprese riservate a un foltissimo pubblico assemblatosi al Trianon, pubblico impegnato attivamente nella battaglia politica e, allo stesso tempo, attirato dalla risonanza degli artisti coinvolti.

Pathway

Una lunga fila in coda per entrare, doppio cordone di sicurezza e doppi controlli all’ingresso. Nonostante tutto, la sera del 5, sono riuscita a entrare fra i primi e mi sono guadagnata una comoda posizione fra le primissime file. Poco dopo le 19.30 ha inizio la serata: sul palco fanno la loro apparizione Jesse e Rebecca che spiegano le ragioni delle due serate parigine. Patti Smith sale sul palco, accolta da un’ovazione. Legge un testo intenso e poetico che parla di amore e compassione per il nostro pianeta e per tutti quanti lo abitano. Numerosi gli interventi appassionati: da Gregor Robertson, sindaco di Vancouver a Bill McKibben, da Naomi Klein, scrittrice e autrice di No Logo e colonna portante dell’evento a Vandana Shiva. Fra i musicisti, accanto ai più celebri, si esibiscono i meno noti ma bravissimi Fally Ipupa e Tenzin Choeygal. Il pubblico ascolta attento e applaude convinto la musica come le parole. Tuttavia, in tanti eravamo lì anche e soprattutto per ascoltare le stelle più brillanti annunciate per la serata e non siamo certo rimasti delusi.

Pathway Flea

Il primo dei musicisti più famosi presenti a Parigi a esibirsi è Flea. Capelli cortissimi rosa shocking, il bassista dei Red Hot Chili Peppers compare in una prima occasione accanto a Tenzin Choeygal. Non si risparmia e ci regala tante perle preziose fra cui un lunghissimo e appassionato assolo – come tante volte durante le esibizioni con il suo più famoso gruppo. Inutile dire che il suo primo intervento in scena è stato salutato da un lunghissimo e sentito applauso. Introdotto da Patti Smith, Flea ritorna poco dopo sul palco, dopo una breve pausa, accompagnato da Warren Ellis, con il quale si esibisce in due meravigliosi brani strumentali fra cui una trascinante African Skies. Attesissima l’esibizione di Patti Smith:  lunghi capelli spettinati, jeans scuri, gilet nero, la signora del rock ci ha presentato brani vecchi e nuovi del suo sterminato repertorio, ed è sempre straniante trovarsi di fronte a un mito che ti sciorina con tanta naturalezza pietre miliari della storia della musica. Wing, Dancing Barefoot, Pissing In A River ma soprattutto Imagine di John Lennon, con l’accompagnamento di Flea e di tutta la sala. Voce meravigliosa, Patti balla e canta come una ragazzina, come se fossimo ancora nel pieno degli anni 70. 

Pathway Patti Smith

Il clou della serata, tuttavia, deve ancora venire ed eccolo quindi, accolto da un lunghissimo applauso Thom Yorke, nuovamente a Parigi, poco più di un mese dopo la sua apparizione al Pitchfork Music Festival. Pianoforte e chitarra acustica : si capisce subito che siamo di fronte a un’esibizione completamente diversa da quella di fine ottobre.  Così come aveva fatto la sera precedente, Thom parte subito con un brano nuovo (dei Radiohaed?), Silent Spring (ndr la sera precedente aveva presentato un altro inedito, Desert Island Disk). Thom ride, scherza e chiacchera con il pubblico. Inutile dire che siamo tutti affascinati dalle bellissime note che escono dalle corde della sua chitarra e dalla sua voce, ipnotica e trasognata. Il nuovo brano, sia o meno veramente un inedito del nuovo album dei Radiohaed, in realtà appartiene senza dubbio all’universo sonoro di Yorke e del suo gruppo, e lascia presagire la prossima – si spera – pubblicazione di un nuovo lavoro della band di Oxford. Dopo Silent Spring, Fake Plastic Trees: è una versione acustica sentita ed emozionante quella regalataci da Yorke. La sala l’ha ascoltata in religioso silenzio, trattenendo il respiro, unendosi di tanto in tanto a Thom, senza sbagliare una singola parola. Non nascondo la grandissima emozione provata, emozione difficile a raccontare a parole. A Fake Plastic Trees segue un altro brano dei Radiohead, Bloom e poi altri della produzione solista di Yorke, The Present Tense e The Clock, prima dell’esibizione in versione Atoms for Peace con il ritorno di Flea sul palco, per Default e la applauditissima omonima Atoms for Peace. Inutile ribadire in questa sede il talento, l’intelligenza, la sensibiltà e la simpatia di Thom Yorke, uno dei musicisti più brillanti e geniali di questo scorcio di secolo. Una sua ebisizione spiazza sempre, ma sempre lascia emotivamente e intellettualmente più ricchi.

httpv://www.youtube.com/watch?v=KEsLY6gkv-M

Il gran finale ci regala un’esibizione collettiva sulle note di People Have The Power, emozionante e sentita.

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