Woodkid live @ Paris, Zénith
A quasi un anno dalla pubblicazione del suo The Golden Age, come lui stesso stasera ricorda, Yoann Lemoine/Woodkid ha fatto molta strada, portando la sua musica al di fuori dei confini della Francia.
Ma è in patria che può attendersi l’accoglienza più calda, così come mostra il pubblico che gremisce lo Zénith. Apre alle otto il californiano Lawrence Rothman, atteso tra un mese all’esordio su LP, il cui electro-pop-r’n’b funziona per il momento meglio in studio che dal vivo. Poi alle nove Woodkid è sulla scena: e che scena! Un palco monumentale, con uno schermo enorme sul fondo, una scalinata centrale, una pista che gli permette di proiettarsi verso la sala e in mezzo al pubblico; in alto i percussionisti, a scendere un’orchestra, i fiati, i synth.
E al centro Woodkid, piccolo nei suoi vestiti extralarge e le movenze da rapper che contrastano con una musica melodica e raffinata, ma al contempo estremamente ritmica. Soprattutto quando, a metà concerto, una decina di percussionisti incappucciati e mascherati compaiono sulla scena e lanciano letteralmente il concerto verso una session quasi-rave.
Nell’ora e mezza di concerto c’è posto per tutto o quasi The Golden Age, per un ripescaggio dall’EP d’esordio, per due composizioni nuove: Volcano e Go. I brani che riscuotono maggiore successo sono anche i due più forti del disco: Run Boy Run e il doo-wop per il terzo millennio di I Love You, davvero formidabile nell’esecuzione live.
Un concerto-spettacolo
Soprattutto c’è posto per comprendere la visione che Woodkid ha della sua musica: videoregista ancor prima che musicista, è evidente che per lui i suoni vivono insieme alle immagini; le scene che scorrono sullo schermo per buona parte del concerto ne sono parte integrante, al punto che a volte si ha l’impressione che Woodkid e la sua band stiano eseguendo dal vivo la colonna sonora di qualche film di fantascienza.
A tratti concerto, a tratti spettacolo, il live è curato in ogni dettaglio pur non mancando di spontaneità. È un equilibrio difficile da mantenere e Woodkid è maestro nel farlo, aiutato da una voce bella come in studio e da una band solida, ma non priva di sottigliezze. È insomma una prova di solidità sua e di una scena, quella francese, oggi in grado di esprimere talenti capaci di pensare in grande.