I Beach House continuano a guadagnare consensi

Alex Scally e Victoria Legrand piacciono praticamente a tutti, dai recensori di mezzo mondo (persino gli ex cattivi di  Pitchfork) a Jay-Z e persino a Beyoncé. Anche questo loro quarto album sta guadagnando unanimi consensi, confermandoli nome di punta del cosiddetto ‘dream pop’. Ora, proprio in questa definizione sta, a parere di chi scrive, un problema. Se la componente ‘dream’ è di certo presente nella musica dei Beach House, quello che manca è il pop, nel senso di canzoni che restino in mente (salvo, forse, Wishes e Troublemaker). Così accadeva nei lavori precedenti, così accade anche qui. In fondo anche gli esponenti del dream-pop anni ’80 avevano il loro punto di forza nelle atmosfere, però i Cocteau Twins potevano contare su una suggestiva dimensione arcana e il nucleo This Mortal Coil svicolava sul problema della scrittura melodica sfruttando il canzoniere di Tim Buckley, Alex Chilton, Gene Clark… Ciò detto, Bloom risulta fluido, piacevole e perfetto per un ascolto rilassato-consapevole da serata fra persone colte. Non è poi un grande complimento.

6/10

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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