Benjamin Clementine – At Least For Now

di Raimondo Bignardi

Benjamin Clementine – At Least For Now

Inizia piano e voce alla Nina Simone, poi entrano archi e ritmi, teatro e pathos, Jacques Brel e Shirley Bassey, poi si ritorna a Nina Simone nel finale. E’ Winston Churchill’s Boy, primo brano del primo album di questo venticinquenne di origine africana, nascita inglese che vive in Francia, scoperto, così narra la leggenda, nella metro di Parigi dai talent scout della Barclay e subito messo sotto contratto.
Secondo brano, Then I Heard A Bachelor’s Cry, Nina Simone e Antony Hagerty, molto drammatico.
Terzo, London, Nina Simone e Joan Armatrading, bello.
Adios, ancora Nina Simone e Jacques Brel, nel finale falsetto mistico alla Wim Mertens.
Quinto brano, titolo originale, St-Clementine-On-Tea-And-Croissants, voce e battiti, Antony gospel-chic.
Nemesis, Nina Simone canta un pezzo di Asaf Avidan.
The People And I, il momento più debole dell’album, interpretazione e arrangiamenti da festival di Sanremo (edizione Fazio).
E si arriva a Condolence, il brano più lungo, sei minuti e mezzo, Scott Walker sings Brel, Nina Simone al piano, Antony ai cori.
Cornerstone, pezzo forte voce e piano, Nina Simone, Joan Armatrading, Richie Havens, al piano Wim Mertens.
Quiver A Little, voce e piano nella prima parte, Scott Walker. Nella seconda parte si colora di spazzole, Nina Simone.
Finale con Gone, malinconica ballata alla Bill Withers.
Non è originale ma funziona, c’è personalità, classe, belle canzoni. Forse un po’ troppo patinato e compiaciuto e sul personaggio hanno già messo le mani stilisti e parrucchieri, togliendogli un po’ di freschezza. Diventerà comunque un classico trasversale per radical-chic e hipster gay che amano tanto Antony e Asaf Avidan quanto Mika e Marco Mengoni e più in generale, la voce fuori dal coro che si mette a nudo e commuove i più duri cuori di pietra.
Voto come al cinema:

Critica (io) 7/10  Pubblico 10/10

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