Billy-Joe-Norah-Foreverly

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BILLIE JOE + NORAH – FOREVERLY

di Fausto Meirana

Il continuo ondeggiare di Norah Jones tra i vari generi, dal soft jazz degli inizi al pop da classifica delle ultime uscite, può talvolta disorientare, però la ragazza intrattiene un ottimo rapporto con il country classico, come si è capito dalle due uscite a nome The Little Willies del 2006 (il cd omonimo) e dell’anno scorso ( For The Good Times). Questa collaborazione inaspettata con Billie Joe Armstrong, leader degli ormai veterani punk Green Day, omaggia un disco storico degli Everly Brothers, il duo vocale americano formato dai fratelli Don e Phil Everly che verso la fine degli anni ’50 azzeccò una lunga sequenza di successi con brani caratterizzati dalla sapiente fusione delle voci. L’accoppiata Jones-Armstrong, per quanto azzardata a prima vista, non sceglie strade tortuose (come invece, qualche mese fa, hanno fatto Dawn McCarthy e Bonnie ‘Prince’ Billy in What The Bothers Sang), ma ricalca fedelmente il tono rispettoso e delicato che gli Everly Brothers dettero al disco che celebrava le loro origini, quel Songs Our Daddy Taught Us che la dice tutta fin dal titolo: canzoni ascoltate in casa, classici del primo country & western o ballate tradizionali che risuonavano tra le mura domestiche. La variante della voce femminile non fa che arricchire le esecuzioni, ricordando spesso i duetti tra Gram Parsons e Emmylou Harris. Prova convincente anche per Billie Joe Armstrong, sperando che i Green Day lo aspettino senza rumoreggiare troppo.

7,5/10

 

THE EVERLY BROTHERS – SONGS OUR DADDY TAUGHT US

di Antonio Vivaldi

Una volta tanto una ristampa furba e allo stesso tempo virtuosa. Approffitando dell’interesse suscitato da Foreverly, la Bear Family ha ripubblicato l’album-padre Songs Our Daddy Taught Us (1958) aggiungendo alla confezione un cd ‘nonno’ intitolato Songs Our Daddy Learned, ovvero gli stessi brani, incisi fra gli anni ’30 e ’50 da artisti quali Eddy Arnold, Patti Page, Merle Travis e altri meno noti (gli zii, insomma). Si tratta dunque delle versioni che Ike Everly presumibilmente ascoltò, apprezzò e passò ai figli. La cosa buffa è che la furbizia virtuosa è il tratto caratteristico anche dell’album originale: Gli Everly Brothers stavano per abbandonare l’etichetta Cadence e volevano lasciarle un album poco appetibile a livello di singoli. Decisero dunque per una scaletta di titoli poco attraenti per i teenager affamati di rock’n’roll dell’epoca. Però Don e Phil quelle canzoni le amavano sul serio e così, senza rendersene conto, incisero un 33 giri oggi ritenuto fondamentale nel suo approccio giovanilista/rispettoso alla musica delle radici così come nella sua dimensione di concept album in anticipo sui tempi. 

8,5/10

 

E così questo tourbillon di nonni, padri, figli e zii articolato su tre cd dà vita a un bel viaggio nella musica americana e a un curioso effetto temporale di ‘passato continuo’ , sempre un passo indietro a noi e, per tale ragione, gentilmente protettivo. 

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Billy Joe + Norah: Long Time Gone

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The Everly Brothers: Long Time Gone

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