C Duncan architect cover

C Duncan architect cover

Presentiamo C Duncan.

Il ventiseienne scozzese C (Christopher) Duncan è figlio di due compositori classici e ha studiato pure lui composizione. Più o meno contemporaneamente ha studiato anche rock’n’roll imparando a suonare chitarra, basso e batteria. Poi ha deciso di fondere le due esperienze e, invece di fare gli ZZ Top con quartetto d’archi (poteva essere un’idea…), ha inciso Architect.  Date le premesse questo disco d’esordio poteva essere una cosa tanto ben fatta quanto presuntuosa. Considerando poi che, come da manuale alt-rock, il giovane Christopher lo ha inciso standosene chiuso nella sua cameretta,  un ulteriore rischio era quello di un lavoro sin troppo solipsista secondo la lezione di Bon Iver o del primo Iron & Wine.

 

Entrambi i pericoli sono stati sventati. Intanto Duncan sa come scrivere pezzi dal fluido andamento pop e associarli a un’ampiezza di spazi che gli deriva certamente dagli studi classici. In secondo luogo sa come sovrincidere strumenti e voci con incastri naturali che fanno ricordare il Brian Wilson pre-impazzimento (con la differenza  che il nostro fa tutto da solo e non pare sul punto di diventare consumatore seriale di gelato).

Architect

Architect è un disco che riesce a essere solare e invernale e che comunica un  benessere piacevolmente svaporato e venato da sbuffi di malinconia, oltre che da qualche veniale caduta nel lezioso. Di primo acchito si percepiscono tanti  referenti, dalle suadenti melodie anni ’20 di Ivor Novello ai cori misteriosi dei Fleet Foxes, dal gusto per il brit-paesaggio dei Metronomy ai quadretti esistenzialisti di Belle & Sebastian. Poi, a poco a poco, escono fuori le canzoni, tutte affini fra loro nell’andatura mid-tempo, ma tutte (o quasi) caratterizzate da qualche tocco specifico, come un intermezzo fischiettato, un bridge imprevisto, una batteria che d’un tratto diventa più incisiva.  La felicità di avere tante idee e sapere come organizzarle: in questo Architect è un disco unico.  E i margini di miglioramento del ragazzo di Glasgow sono ancora ampi.

7,7/10

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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