Chvrches Every open eye
Chvrches Every open eye

Un ritorno convincente per i Chvrches

Risale a due anni fa l’esordio dei Chvrches con l’album The Bone Of What You Believe. Accolto con entusiasmo dalla critica d’oltremanica, il debutto lasciava ben sperare in un seguito interessante.  Il secondo lavoro del trio di Glasgow in effetti  non delude e conferma le intenzioni di partenza. Every Open Eye è un disco più maturo e strutturato del precedente, ben arrangiato e con la voce della cantante Lauren Mayberry al massimo dell’efficacia. Stiamo parlando di pop e tutto lascia pensare a degli outsider che hanno imparato dai maestri degli anni ’80 – il paragone con gli Eurythmics è un po’ azzardato e in attesa di ulteriori verifiche – e stanno cercando una strada per rendersi più originali possibile.
Every Open Eye parte con una manciata di brani di grande presa, ottimi per le radio, sui quali spicca Leave A Trace, il primo singolo, una “canzone“ perfetta. Il pop dei Chvrches forse non è adatto al pubblico italiano e loro stessi sembrano ammiccare a una platea d’oltreoceano, o comunque più nordica, con il rischio “effetto eurofestival” dietro l’angolo. Al di là delle diffidenze, Every Open Eye rimane comunque un bel disco e i Chvurches al momento sono senz’altro i capofila di un genere sempre in bilico tra lo svago e la superficialità. Il loro merito è proprio quello di riuscire a divertire senza risultare troppo sempliciotti.
7,3/10
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Ha suonato con band punk italiane ma il suo cuore batte per il pop, l’elettronica, la dance. Idolo dichiarato: David Byrne. Fra le nuove leve vince St. Vincent.

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