di Antonio Vivaldi
Quando Peter Gabriel lasciò i Genesis tutti gridarono al disastro per la perdita di una voce tanto riconoscibile e certamente inimitabile. Poi, quando uscì il primo disco del gruppo con Phil Collins al canto, gli stessi pensarono che, insomma, proprio inimitabile Gabriel non era. Quarant’anni dopo la storia si ripete. Mark Lanegan è una delle voci più riconoscibili dell’alt-rock statunitense e nel 2013 ha collaborato con il chitarrista britannico Duke Garwood per l’album Black Pudding. Oggi Garwood incide il suo primo lavoro solista post-notorietà acquisita e, roba da non credere, canta come Mark Lanegan: stesso timbro scuro e acre (solo meno sepolcrale) e stesso fraseggio fra il laconico e il sofferto. In verità, un po’ tutto l’apparato concettuale di Heavy Love deve parecchio all’ex Screaming Trees sia nelle strutture voodoo blues livide e dilatate sia nel ricorso all’evocazione piuttosto che alla narrazione (in altre parole, più atmosfere che vere melodie). Detto della voce, occorre aggiungere che Garwood non esagera con gli sfoggi di bravura chitarristica e alterna con abilità la sei corde acustica a quella elettrica, riuscendo a far sì che il disco suoni tutto d’un pezzo eppure non noioso, uniforme eppure non ripetitivo. L’unica vera pecca sta nella mancanza di almeno una grande canzone. Che poi anche Lanegan non è che ne abbia scritte tantissime ultimamente.
7/10
Seguiteci su Facebook:
https://www.facebook.com/pages/TomTomRock/564881650275629
https://www.facebook.com/groups/282815295177433/
su Twitter:
su Tumblr:
httpv://www.youtube.com/watch?v=FrcCGjIX6Zo
Duke Garwood – Heavy Love