Editors In Dream

Gli Editors tornano con In Dream.

Editors In Dream

Giunti al quinto album gli Editors pubblicano oggi In Dream. Amati da molti  e ritenuti da parte della stampa e del pubblico una delle band chiave del movimento new new wave, non sono mai riusciti a convincermi completamente. Giunti sulla scena musicale qualche tempo dopo gli Interpol, risultano forse meno originali e interessanti degli americani guidati da Paul Banks,  specie se si pensa a Turn On The Bright Lights, album faro di questa corrente musicale e sicuramente ancora oggi ineguagliato. Gli Editors ricordano in modo impressionante gli Interpol, a partire dalla voce di Tom Smith che ricalca in modo evidente quella di Banks, anche se in questo album si nota di meno, nascosta da un uso sapiente del falsetto. Partendo da questo punto fermo ci si puὸ mettere dunque all’ascolto di In Dream.

In Dream un disco ancorato nel passato

Le 10 tracce che costituiscono l’album sembrano volerci fare ripiombare con convinzione nella  new wave anni ’80: rimandi ai soliti Joy Division ritornano ovunque, ma non ci sono solo loro. Nei vari pezzi si possono rintracciare echi di tante band e artisti dell’epoca e del genere: un po’ dei primi Depeche Mode, un po’ di Echo And The Bunnymen, un po’ di David Bowie, un po’ dei Bronski Beat, un po’ di Eurythmics. Il tutto rivisitato con indubbia maestria.

Il singolo che annuncia In Dream

No Harm, singolo di apertura dell’album, per esempio è un bel pezzo, costruito attorno a sintetizzatori e semplici strofe, una sorta di ninnananna con una strumentazione ridotta al minimo. Life Is A Fear è un altro momento decisamente gradevole, che riporta subito alla mente gli Ultravox, sia per la costruzione della melodia che per la parte vocale, dove Smith si impegna in un falsetto alla John Foxx.

 

In tre delle dieci tracce, fra le migliori del lavoro, occorre menzionare la presenza di Rachel Goswell degli Slowdive; si tratta di At All Cost, Ocean Of Night e The Law, quest’ultima decisamente impreziosita dal bellissimo duetto di Smith con l’ex cantante di Slowdive e Mojave 3. Da segnalare poi Salvation, introdotta da tastiere fulminanti, Forgiveness, un tripudio di tastiere e sintetizzatori, Our Love, la mia preferita e forse la più anni ’80 di tutte, e Marching Order, ultimo tassello di un album che, sebbene ben confezionato, ancora una volta non riesce a conferire una personalità netta, ben definita e originale a un gruppo che sembra dare il meglio di sé nel mescolare tratti di personalità musicali altrui.
Il giudizio quindi non puὸ che limitarsi a una sufficienza tiratissima.

6/10

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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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