Federico Sirianni Il Santo recensioneMoov - 2016
Federico Sirianni Il Santo recensione
Moov – 2016

E’ troppo presto per dire se Il Santo sia il più bel disco di Federico Sirianni. Forse sì. Ma occorrerà ancora un po’ di tempo perché le impressioni si sedimentino e risulti chiaro quali e quanti pezzi diventeranno classici nel repertorio del musicista genovese trasferito a Torino. Classici per le esibizioni dal vivo, ma anche per le hit parade private dei fan.

Quarto album per Federico Sirianni

Una cosa si può già dire, comunque. Il Santo (che esce a tre anni di distanza da Nella Prossima Vita) è sicuramente il lavoro più intenso e articolato di Sirianni.

In linea generale il cantautore è definibile come colui che si guarda intorno e poi racconta ciò che ha visto. Può farlo in modi diversi, dal didattico al messianico, dall’ombelicale all’autocelebrativo, dal distaccato allo straziato. Sirianni lo fa… alla Sirianni e lo fa con una maturità e una saggezza finora mai raggiunte.

Il Santo può essere considerato un disco a tema dedicato a quello stato d’animo contemporaneo descrivibile  come “o tempora o mores”. Ovvero quasi tutto ciò di cui oggi si parla nei bar (“Con tutti ‘sti negri…”), nei convegni seri (“La cultura è la prima vittima della crisi economica”) e persino negli incontri amorosi (“Caro, adesso non pensare al referendum”).  Nel corso di  12 canzoni Sirianni dice che non c’è da stare allegri e a tratti dipinge un mondo davvero plumbeo, dove la bellezza è confinata in spazi sempre più piccoli: “La mia vicina suona l’arpa e ha un balcone che fiorisce a un suo segnale/  Ma è tutto intorno che appassisce, tutto intorno che c’è odore di letame”.

Il Santo: uno sguardo chiaroscurale sul mondo

Altrove invece emerge un punto di vista più sereno e più corrispondente a un’attitudine che vuole essere comunque positiva (quantomeno in chiaroscuro) nei confronti della vita: “Benedetta sia la verità se la verità è dolore/ Benedetto sia l’incanto, benedetta l’espiazione/ Benedetta la complicità che unisce le persone”. Dunque uno sguardo vitale nonostante tutto.   Se il cielo non è sempre più blu, come diceva Rino, almeno è “color anice”.

La musica è in perfetta sintonia con questa visione. Dove occorre esprimere sentimenti più privati viene scelta l’essenzialità di voce e pianoforte. Altrove, e sono i momenti più affascinanti,  esce allo scoperto il Sirianni in sintonia con l’Internazionale dei visionari da bettole e ore piccole come Nick Cave, Calexico e soprattutto Tom Waits. La chitarra elettrica di Eugenio Odasso fa scintille nella notte insieme al banjo di Luca Swanz Andriolo con grandi risultati. Santa Maria Dei Mesi e Il Campo Dei Miracoli (con testo alla Ballard, nientemeno) sarebbero perfetti nel repertorio dell’alcolico maestro californiano.

Dunque tutto bene articolato, come si diceva, e al tempo stesso tutto spontaneo. Si diceva anche dei brani destinati a diventare classici. In scaletta c’è un titolo che sembra centrare poco con il resto e figura infatti come bonus track: Mia Madre Sta Su Facebook (cantata a due voci con Arturo Brachetti). Scommettiamo che fra poco ai concerti cominceranno a chiederla tutti?

Federico Sirianni - Il Santo | Recensione
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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