Frank Carter Fidlar Ought

Frank Carter Fidlar Ought

Punk’s Not Dead! ma per sopravvivere ha preso le strade più diverse. Qui tre esempi di come si possa declinare oggi.

FRANK CARTER & THE RATTLESNAKES – BLOSSOM

Frank Carter è stato il vocalist dei Gallows, campiono dell’ hardcore UK. Dopo varie militanze sotto nomi differenti, torna con i Rattlesnakes e con un suono fra punk hardcore e trash metal; tuttavia Blossom non punta sulla velocità, come in quegli ambiti, ma su canzoni granitiche, riff e una voce che alterna strangolamenti a melodia. In certi momenti il disco è veramente esplosivo: Fangs, Trouble sono davvero notevoli, I Hate You fornisce una conclusione quasi blues, ma nel complesso il disco riesce a essere violento e godibile allo stesso tempo. Nessuna innovazione in vista, ma per gli amanti del genere difficile trovare di meglio.

7,2/10

FIDLAR – TOO

Con i Fidlar siamo invece nello skate punk, dunque in un ambito che con il precedente ha in comune soltanto l’energia; la giovane formazione californiana ha un pedigree che la dice lunga: i fratelli Kuehn, chitarra e batteria, sono i figli di uno dei T.S.O.L. (se non li conoscete, cercate l’esordio fulminante Dance With Me); il cantante Zac Carper è rampollo di un disegnatore di tavole da surf. Nel secondo disco la band segue un copione standard: pezzi accelerati alternati a qualche ballad, superfice fun che scricchiola sotto le confessioni da alcolista di Zac; che a tratti, come in Bad Habit (nella quale non manca una frecciatina al genitore), sembrano seguire il copione del genere reso celebre dai Gang Green e dalla loro Alcohol, altrove, come nella lenta Overdose, assume tratti più inquietanti. Però alla fine i momenti migliori sono proprio quelli più tirati e divertenti, come la suddetta Bad Habit e 40oz. On Repeat. Altrove il disco ha qualche calo di tensione che lo skate punk proprio non si può permettere.

7/10

 

OUGHT – SUN COMING DOWN

E infine gli Ought, al secondo disco ufficiale, con un’altra visione del punk, totalmente differente dalle due precedenti. Non che ai canadesi manchi l’energia, ma qui punk significa una musica che esordisce a New York negli anni ’70 (con i Velvet, però, sempre presenti) ed esita tra Fugazi e dintorni. Nel panorama attuale, agli Ought potremmo accostare forse solo i Parquet Courts. Il livello di Sun Coming Down non è diverso da quello del precedente, sorprendente More Than Any Other Day, e anche la forma non cambia: chitarre nervose à la Television, ritmi spezzati che a tratti partono in quarta, canzoni non facili ma ripaganti. Su tutte Beautiful Blue Sky, bellissima a partire dal testo ossessivo, e poi anche Men For Miles, lo stop & go di On The Line, l’intensa Never Better che conclude il disco. Alla fine è la formula, se di una formula in questo caso è lecito parlare, vincente: dove il punk è un elemento di creatività e libertà, e non solo un genere.

7.7/10

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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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