Mount Kimbie - Love What SurvivesBMG - 2017

Eccellente ritorno per Gary Numan: Savage.

Mount Kimbie - Love What Survives
BMG – 2017

Savage (Songs From A Broken World), il titolo è tutto un programma, segna il ritorno del padre del synth. Dopo quattro anni di silenzio discografico, Gary Numan si ripropone con un concept album tra fantascienza e catastrofismo. Senza dubbio il lavoro in questione è uno dei migliori dischi dell’artista britannico dagli anni zero in avanti.

Una lunga storia elettronica

Era il 1977 quando, a  soli 19 anni, Gary Numan fonda la sua prima band: The Tubeway Army. Il loro brano più famoso è Are ‘Friends’ Electric? e, nonostante esca in piena esplosione punk, i sintetizzatori iniziano a farsi sentire pesantemente.

Dopo due anni Numan intraprende la carriera solista e il suo primo disco The Pleasure Principle raggiunge un successo mai più eguagliato. Il brano Cars resta a lungo al primo posto nelle chart d’oltremanica.

Da allora seguono altri sedici album in studio. Il genere musicale si modifica nel corso del tempo e il pubblico si riduce fino ad arrivare a una nicchia di fedelissimi. La new wawe a metà anni ’80 cede il passo ad altro e Gary Numan intraprende una strada personalissima. Pur rimanendo nell’ambito del rock elettronico, il pioniere dei sintetizzatori volge lo sguardo altrove. Sonorità industrial e gothic metal iniziano a comparire nei nuovi lavori fino a integrarsi pienamente nel marchio d’origine. Per quanto gli esiti commerciali non siano particolarmente rilevanti, molti artisti si dichiarano apertamente ispirati da Numan: Depeche Mode e Trent Reznor per citarne alcuni.

Gary Numan – Savage (Songs From A Broken World): il futuro è apocalittico.

Una seconda giovinezza artistica potrebbe riportare Gary Numan su un podio abbandonato troppo presto. Da sempre nelle sue canzoni  fantasmi, malesseri e rabbie rivelano uno spirito inquieto. Come se l’uomo/artista non avesse mai trovato una collocazione sul pianeta terra. Savage (Songs From A Broken World) è un punto d’arrivo. La distruzione del pianeta, il riscaldamento globale e i danni della mondializzazione sono il filo conduttore di un album più che interessante e curatissimo sotto tutti i punti di vista. Dieci brani praticamente perfetti dove il vecchio e il nuovo si fondono in un ottimo insieme.

Si parte con Ghost Nation: un buon biglietto da visita dove basso e batteria picchiano duro accompagnando una melodia decisamente gradevole. Il resto di Savage procede nella stessa direzione raggiungendo punti di estrema bellezza. Il singolo, My Name Is Ruin, ripreso epicamente nell’ultima traccia, è decisamente il momento migliore dell’intero lavoro. Qui si trova tutto il Numan-pensiero con qualche piacevole sorpresa. Il ritornello arabeggiante spiazza eppure ci sta, eccome! Notevoli anche gli intermezzi più pacati. Mercy è una ballata elettronica e nello stesso tempo delicata che concede una piacevole tregua in questo fantasioso percorso.

Ultima cosa: la voce. Gary Numan ha sessant’anni e canta sempre meglio. Chapeau!

 

Gary Numan - Savage (Songs From A Broken World)
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Ha suonato con band punk italiane ma il suo cuore batte per il pop, l’elettronica, la dance. Idolo dichiarato: David Byrne. Fra le nuove leve vince St. Vincent.

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