lamf definitive

lamf definitive

di Antonio Vivaldi

Una volta il cantautore Elliott Murphy raccontò questa storia: “Ero a New York in un locale insieme a un po’ di gente. A un certo punto tutti si misero a dire: ‘Dobbiamo aiutare Johnny Thunders se no  l’eroina lo ucciderà’.  Qualche minuto dopo passai in un vicolo nei paraggi e trovai tutti quelli con cui avevo appena parlato  con una siringa piantata nel braccio e Johnny Thunders che ne aveva due”. Tanta trucida decadenza, così come il fatto che gli abusi avrebbero effettivamente ucciso John Anthony Genzale Jr. nel 1991, contrastano un po’ con la vicenda critica di  L.A.M.F., un  album che sembra interessare soprattutto per le sue disavventure strettamente tecniche e per la serie di rimissaggi a cui è stato nel tempo sottoposto. Quanto al contenuto sonoro, in genere ci si limita a parlare di ‘classico del punk’ senza aggiungere molto altro.

Riepiloghiamo: gli Heartbreakers sono il gruppo formato (aprile 1975) da Johnny Thunders e Jerry Nolan dopo avere chiuso con il glam New York Dolls per dedicarsi a un rock puro  e borderline.  Nel  ’76 il quartetto è in Inghilterra e partecipa al famigerato Anarchy Tour con Sex Pistols, Clash, Buzzocks e Damned. Nel 1977 è in sala d’incisione a Londra per questo album che, al momento della pubblicazione, suscita interesse quasi solo per il suono  “fangoso”.

Da allora sono passati 36 anni e questa  nuova “‘edizione definitiva”  serve solo a rendere definitiva l’indefinitezza (d’altronde i master originali sono andati persi). I dischi 3 e 4 del cofanetto sono noiosi o al massimo documentaristici e si può scegliere se preferire la versione dell’album  ripulita dal ‘fango’ del cd 2 o il ‘missaggio perduto’ del 1977, forse ancora il migliore, riportato sul disco 1.  Una volta ragionato su tutto questo (incluso il paradosso del cofanetto elegante per un album ‘sporco), è infine l’ora di ascoltare la musica. L.A.M.F. (scritta murale tipica delle street gang newyorkesi e acronimo di Like A Mother  Fucker) è un grande disco punk, però resta un gradino sotto rispetto ai primi lavori di Television, Patti Smith, Talking Heads e Ramones. Il suo merito principale è il fare riferimento non tanto al rock’n’roll primigenio (come  accadde a  molti compagni di rock straccione), quanto piuttosto a certo  suono inglese dei primi anni ’60 (Stones, Who), soprattutto grazie al lavoro della chitarra di Thunders (e di quella del futuro agente di borsa a Wall Street Walter Lure):  si  ascolti, ad esempio,  la strofa quasi hard di Chinese Rocks o il feroce attacco in stile Dave Davies di Pirate Love. La musica offre una  strana commistione fra depravato e virile e in repertorio ci sono almeno due inni come Born Too Loose (o Born To Lose secondo l’altra grafia) e la supertossica Chinese Rocks (peraltro scritta da tre dei Ramones). Notevole è la struggente ballatona  It’s Not Enough e ancor più interessante I Wanna Be Loved, con ritmo stolido alla Ramones che non nasconde  una certa disperazione junkie di fondo. Sì, L.A.M.F. è  in effetti  un discone e l’unica cosa che mancava agli Heartbreakers, oltre alla fortuna e a un minimo di sensatezza,  era una voce riconoscibile come quella di Tom Verlaine, David Byrne o anche Joey Ramone. Ancora una cosa: all’interno della retorica notturna e disadattata della New York  metà anni ’70, i veri cantori dei bassifondi scritti sulla pelle furono, più di tutti gli altri, proprio gli Heartbreakers: davvero nati per perdere, o nati troppo dissoluti, come dice la loro canzone più famosa.

 

8,2/10

httpv://www.youtube.com/watch?v=tuwNkphrUjg

Heartbreakers – Born To Lose

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