holly herndon

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Le innovazioni di Holly Herndon e Platform.

Stabilito che i settori sonici oggi più innovativi (o quantomeno più avventurosi) sono il rap e l’elettronica e che, nel primo ambito, To Pimp a Butterfly di Kendrick Lamar ha stupito per vitalità e idee, Platform di Holly Herndon poteva esserne il corrispettivo nel secondo. In realtà ci è arrivato solo vicino.
La ragazza di San Francisco lavora tutta di testa stratificando suoni, voci e idee e concettualizzandoli sotto forma di una critica alla contemporaneità (soprattutto al dominio della finanza e delle banche) esposta con strumenti assolutamente contemporanei.

L’approccio è comunque più fiducioso e rassicurante che non fosco, come  tempi e umori tenderebbero a imporre, e questa è una cosa apprezzabile. Apprezzabile è anche l’effetto d’insieme che sta, a grandi linee, fra Aphex Twin, Björk e un James Blake con le finestre di casa aperte (e il sole fuori). Al tempo stesso il disco non è quell’impeccabile fusione di intelligenza e fruibilità descritta da molti recensori: Herndon dovrebbe lasciar fluire di più le melodie anziché coprirle subito di suoni e suonetti, così da dare alla sua elettronica dal volto umano il tocco pop che ancora le manca per essere perfetta. Un paio di emozioni a fior di pelle (capita di provarle anche nella Silicon Valley) aiuteranno.

7,3/10

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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