Johnny-Marr-playland cover
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Dopo lo scioglimento degli storici Smiths nell’87, Johnny Marr non ha certo appeso la chitarra al chiodo. Il musicista di Ardwick nell’ultimo quarto di secolo si è distinto per le sue collaborazioni con grandi nomi della musica mondiale: Talking Heads, Modest Mouse,  Brian Ferry, Beck e Pet Shop Boys, per citarne alcuni. Nell’ultimo anno e mezzo, non contento, sforna ben due album a suo nome dando inizio a una carriera solista di tutto rispetto. The Messenger è stato il primo, e più che decoroso capitolo (https://www.tomtomrock.it/recensioni/100-johnny-marr-the-messenger-warner-music-2013.html). Ora è la volta del secondo lavoro firmato Johnny Marr: Playland, un’onesta operazione in cui l’autore, forte dei successi precedenti, si presenta come una matura rockstar conscia del proprio livello artistico. A un primo ascolto i rimandi a vecchie e note glorie, spruzzate di Smith, New Order e perfino R.E.M., sono inevitabili. Proseguendo Playland convince totalmente e, senza mai scadere nel banale, propone una serie di brani tosti, freschi e ben strutturati, tanto da farne un disco decisamente interessante.
Anticipato da un singolo astuto, Easy Money, nel resto dell’album troviamo un perfetto compendio del meglio del rock’n roll. Back In The Box, il brano di apertura tirato al punto giusto, chiarisce subito le intenzioni successive. Dynamo, The Trap e Speak Out Reach Out, sfoggiano uno smalto nuovo per “Johnny Marr e la sua chitarra” che sembrano qui ritrovare una nuova linea musicale dinamica e giovane. E per i nostalgici del punk ecco servito, verso la fine, Boys Get Straight, ovvero come rimanere ragazzi senza risultare ridicoli. Avanti così ”Johnny fuckin’ Marr”!
7.7/10

 

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Ha suonato con band punk italiane ma il suo cuore batte per il pop, l’elettronica, la dance. Idolo dichiarato: David Byrne. Fra le nuove leve vince St. Vincent.

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