John Grant Grey Tickles

John Grant Grey Tickles

Terzo album solista per John Grant.

Per questo suo terzo album da solista John Grant riprende le tonalità melodrammatiche che caratterizzavano Queen of Denmark (2012) e le affianca alla sperimentazione elettronica di Little Green Ghosts (2013). Se il risultato è un album musicalmente eterogeneo, il macabro e raffinato senso dell’umorismo che pervade i testi dei dodici brani riesce comunque a dare coesione al tutto, ben riflettendo il titolo dell’opera: un accostamento di traduzioni letterali dall’islandese e dal turco che in italiano si potrebbe rendere con ‘Incubo di Mezza Età’.

I temi di Grey Tickles, Black Pressure

Emorroidi, sieropositività, tesi di dottorato sul come farlo alla pecorina, global warming, ossessioni, disillusioni e malattie spirituali sono solo alcuni degli argomenti che preoccupano questo John Grant del 2015 che nella splendida No More Tangles si chiede se sia ancora possibile imparare una lezione alla sua età.

 

 

Se la produzione di John Congleton (St Vincent, Franz Ferdinand) inietta sonorità art-rock/funk a tratti ardite ma che fanno miracolosamente centro, la presenza di Budgie alla batteria (Siouxsie & the Banshees, The Creatures) e di Tracey Thorn alla voce (Everything But The Girl) così come alcuni gorgheggi ora di stampo tardo-Bowiano, ora operatici alla Billie McKenzie (The Associates) lasciano intuire un tenero e nostalgico attaccamento al pop-rock anni ’80 di qualità. Paradossalmente però sono proprio questi rimandi che, nell’insieme, sembrano mettere un po’ in sordina la carica emotiva di un’opera indubbiamente ricca e elegante. 

8/10

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Cresciuto con una dieta a base di Bowie, disco e rock'n'roll - primi amori che non si dimenticano. Di questi tempi un po' old skool, ma forse solo per pigrizia: metti su un pezzo di Kendrick Lamar e guarda che fusa ti faccio...

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