John-Grant-Pale-Green-Ghosts-300x300

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di Marina Montesano

Sarà stata la recente collaborazione con Hercules & Love Affair ad aver inspirato a John Grant la direzione da dare al suo nuovo disco (peraltro realizzato con l’aiuto di Biggi Veira degli electro-house Gus Gus)? Le prime note della title track, l’ottima Pale Green Ghosts, sembrerebbero suggerire una risposta affermativa; e in effetti una sorta di lirismo synth-pop pervade buona parte del disco, alternandosi a ballate più tradizionali quanto a strumentazione, come le altrettanto belle GMF o It Doesn’t Matter to Him. La differenza fra gli stili è compensata dal sentimento di malinconia che si sprigiona dalle note e dai testi (confessionali, introspettivi e mai banali: Ernest Borgnine ne è un esempio) durante tutto l’ascolto. Nonché da una voce non spettacolare, ma calda, articolata ed espressiva: l’inizio di Vietnam, con il solo accompagnamento della ritmica, ne dà prova. In Why Don’t You Love Me Anymore, con  Sinead O’Connor, l’ispirazione electro unita alla vena cantautoriale di Grant danno il risultato più alto: il testo su un amore ormai in pezzi viene trattato con l’alternanza di immagini crude (“My friends all say that you’re no good / That you’re not fair to shine my shoes”) e altre quasi surrealiste (“I keep expecting Woody Allen / To come out from those dark shadows“). Non è un disco che conquista ad un ascolto troppo rapido, questo. Ma nemmeno uno di quelli che ti lasciano facilmente.

7,7/10

httpv://www.youtube.com/watch?v=Ux1fglC0aT0

John Grant – Pale Green Ghosts

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