Manics Futurology Art 600

Manics Futurology Art 600

di Renato ‘Campominato’

Dopo la parentesi dello spento e introspettivo Rewind The Film, in questo nuovo lavoro il trio gallese dimostra di aver ritrovato lo smalto dei giorni migliori e di non essere stato sicuramente a corto di ispirazione: si va dalla pittura dell’avanguardismo russo di inizio Novecento per il brano Black Square, al celebre autoritratto Between The Clock And The Bed di Edvard Munch nell’omonima e notevole pop ballad che vede la partecipazione di Green Gartside degli Scritti Politti, l’architettura scandinava è stata la fonte ispiratrice per il singolo che ha anticipato l’uscita del disco Walk Me To The Bridge (il ponte, inteso come passaggio da una condizione a un altra e cambio di prospettiva della visione dell’insieme delle cose è il motivo ricorrente dell’album) mentre la rilettura della dimensione socio-culturale del blocco dell’est Europa fino alla caduta del muro è presente anche negli accenni di sonorità krautrock e della trilogia berlinese di Bowie (il disco è stato in parte registrato negli stessi Hansa Studios) che contaminano lo stile consolidato nei quasi trent’anni di carriera del gruppo. Solido e compatto, alterna momenti più fluidi come The Next Jet To Leave Moscow, Divine Youth (dove collaborano rispettivamente il tastierista dei Super Furry Animals, Cian Ciaran e l’arpista-cantante gallese Georgia Ruth) e la title track, ad altri più macchinosi come Europa Geht Durch Mich, Let’s Go To War e Sex, Power, Love And Money; non è sicuramente all’altezza dei maggiori successi dei Manics, ma si tratta comunque una prova più che incoraggiante se paragonata alle ultime piuttosto incolori, che lascia ben sperare per il futuro di questa gloriosa band.

6,7/10

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Manic Street Preachers – Walk Me to the Bridge

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