marlene k

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di Elena Colombo

Pare che ultimamente il rock nostrano sia diventato più colto e il “caustico” Oscar Wilde ha un posto d’onore tra le fonti letterarie che contaminano i testi. Lo scrittore aveva già fatto un’apparizione a sorpresa in Dispari, presentata a Sanremo dai Marta sui Tubi, ma ora torna al centro del primo singolo tratto da Nella tua luce, dei Marlene Kuntz. La parola è il principale strumento di seduzione/ comunicazione, e così i testi di Cristiano Godano sono sempre raffinati e cesellati con cura. Il nono album in studio della band piemontese è il primo totalmente autoprodotto e questa relativa libertà ha consentito di sfogare un’anima inquieta che sembrava sopita negli ultimi lavori. I brani riflessivi richiamano il passaggio del gruppo sul palco del Festival, tanto che si sentono i riverberi della loro collaborazione con la Sacerdotessa del Rock, Patti Smith (Osja, amore mio), ma c’è spazio anche per l’autocitazione strutturata e matura di pezzi storici e adrenalinici. Il malessere e la solitudine dell’isolamento sono ancora lì come ai tempi di Festa Mesta, lasciando segni visibili della spasmodica ricerca di un tratto unico e ben distinguibile. Sono passati anni da Catartica e Ho ucciso Paranoia e l’esperienza personale resta al centro della narrazione, ma si apre all’esterno traendo spunto anche dalla cronaca e toccando i temi scottanti dell’attualità: ci si avvicina al dramma del “femminicidio”, si cerca uno spiraglio nell’oscurità individuale esplorando il legame intrinseco tra emozioni e Natura (il video di Solstizio è stato lanciato nel giorno d’inizio dell’estate) e si declina una nuova dimensione della donna (Adele), non più solo “metafora di luce” angelicata come all’epoca di Dante (guida e voce dell’intro, Nella tua luce). Dal semplice piacere privato tra amanti che permeava Nuotando nell’aria (1994) la nostra società ha partorito una venerazione morbosa che sfocia nell’ossessione. Entrando nel mondo, sporcandosi con “le cose brutte che ci sono in giro” il cantante si fonde con la sua musa. L’Altro (Altra) non è un “continente obliato” e ignoto come nella bellissima Canzone che scrivo per te del 2000: “Nessun uomo è un’isola che basta a se stessa, ogni uomo è un pezzo del Continente” meditava il poeta inglese John Donne, e il concetto qui è portato alle sue più intime conseguenze. Grazie alla chitarra di Riccardo Tesio, ci s’immerge nelle eleganti costruzioni sonore che spaziano dai toni rarefatti di un jazz psichedelico al vigore più diretto, supportato dallo stile poliedrico del batterista Luca Bergia.  Nella tua luce è un disco compatto, interessante e sfaccettato, da ascoltare mille volte per coglierne tutte le sfumature.  

7,9/10

 

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Marlene Kuntz – Solstizio

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