Mashrou Leila Ibn El Leil artwork

Mashrou Leila Ibn El Leil artwork

di Marina Montesano

Negli ultimi sei anni, tre dischi e un’attività infaticabile dal vivo hanno condotto i Mashrou’ Leila dallo statuto di sorpresa “etnica” (provengono dal Libano) a grande realtà del pop contemporaneo. “Musica etnica” è espressione che suona come un insulto: il sestetto (oggi quintetto) di Beirut tinge le sue melodie di inflessioni vicino-orientali e l’arabo è una delle lingue più musicali che ci siano, ma al di là di questo la proposta dei Mashrou’ Leila non ha niente di marginale, come hanno ben capito quanti hanno avuto la fortuna di ascoltare la loro versione live di Toxic (cover di Britney Spears). Sarà per queste ragioni che con il nuovo Ibn El Leil hanno deciso di virare la loro musica verso una dimensione ancor più internazionale, mettendo la sordina alle influenze arabe più apparenti e facendo maggior uso di strumentazione elettronica. Resta ovviamente il cantato in arabo, con la bellissima voce di Hamed Sinno in gran forma. All’inizio è una scelta che un po’ spiazza: il contrasto fra melodie orientali e solide strutture dance (dal vivo la band farebbe ballare anche le statue) era immediatamente sorprendente quanto entusiasmante. Ma già al secondo ascolto prevale l’apprezzamento per gli arrangiamenti raffinati, per canzoni che, a partire dal singolo 3 Minutes (ma sono da citare anche Djin, Maghawir e Tayf), sono costruite in modo impeccabile e mostrano una band ormai sicurissima dei propri mezzi. Una grande realtà del pop internazionale, i Mashrou ‘Leila; e per il resto, come dice Kendrick Lamar, Fuck Your Ethnicity.

8,2/10

httpv://www.youtube.com/watch?v=S5Tag1BwhqY

3 Minutes

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