patrick watson love songs for robots

patrick watson love songs for robots

di Antonio Vivaldi

Carlo ama i dischi dall’andamento quieto e rassicurante ed esprime questa sua approvazione addormentandosi a mezzo metro dagli altoparlanti. Tanto per fare un esempio recente, Love Songs For Robots di Patrick Watson gli ha ispirato una meravigliosa pennica di 50 minuti con cambio di fianco giusto a metà programma, nemmeno stesse ascoltando una copia in vinile dell’album.
Il recente disco del musicista di Montreal può comunque piacere anche a chi prediliga esperienze sonore meno oniriche. Suadenti, carezzevoli e di primo acchito un po’ inconsistenti, le canzoni sono in realtà ben strutturate melodicamente e solo qualche volta si perdono nelle nebbie del vaporoso; in altre occasioni quelle stesse nebbie creano suggestive immagini contornate di morbida psichedelia a cui contribuisce un falsetto vocale abbastanza vario da non risultare stucchevole. Allontanato il fantasma di Jeff Buckley che aleggiava sui lavori precedenti, così come l’etichetta un po’ spiacevole di Chris Martin (ricordate i Coldplay?) per quarantenni intelligenti, Watson ha ormai dato contorni precisi al suo soul autoriale anni ’10 al punto da scomodare persino paragoni con D’Angelo. Forse un minimo, ma giusto un minimo, di accentuazione ritmica, renderebbe ancor più convincente il progetto.
Terminato Love Songs For Robots, il programma prevedeva di passare a Why Make Sense? Degli Hot Chip. Al quinto secondo del brano d’apertura (quando parte il 4/4 disco) Carlo si è svegliato e, un po’ infastidito, è andato a verificare se vi fossero ancora crocchette nella sua ciotola.

7/10

Il voto di Carlo: 

9/10

 carlo

Carlo

httpv://www.youtube.com/watch?v=QCw3Hbbg5hA

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