pink-floyd endless river 2

pink-floyd endless river 2 

di Fausto Meirana e Antonio Vivaldi

Possibile che in vent’anni David Gilmour e Nick Mason non siano riusciti a scrivere un pezzo nuovo, quattro note originali? Evidentemente sì, visto che nel 2006 Gilmour dichiarò a La repubblica di non voler riformare i Pink (come dicono gli appassionati italiani) con la seguente motivazione: “Ho 60 anni. Non voglio più lavorare tanto”. Una frase irritante nei confronti della gente che lavora sul serio e che suona ridicola con la pubblicazione di The Endless River.
La cosa più fastidiosa riguardo all’album è proprio quella di essere stato identificato come una nuova uscita dei Pink Floyd, specialmente sulla stampa non specializzata; se questo materiale fosse apparso, per dire, in abbinamento ad una deluxe edition per il ventennale The Division Bell, l’effetto truffaldino si sarebbe smorzato di un poco. Un altro elemento che stride è il riferimento continuo al disco come omaggio allo scomparso Richard Wright, forse come postuma riparazione all’alterno trattamento riservatogli nel periodo da The Wall in poi, quando venne di fatto ‘licenziato’ dal gruppo e stipendiato come session man, fino al totale ma tardivo reintegro in Delicate Sound Of Thunder e, appunto, in The Division Bell. Accostandosi invece alla parte musicale, è chiaro che dalle sterminate session di quell’album, qualcosa di buono si poteva tirar fuori (magari qualche anno prima) e qualcosa tagliare; ecco invece, a fronte di un solo brano cantato (la pur gradevole Louder Than Words), una sterminata sequenza di strumentali, con rimandi evidenti e furbi a capolavori come The Dark Side Of The Moon e Wish You Were Here, che mostrano l’estrema coesione del trio in sala d’incisione, o una lungimiranza da commercialisti, in quello che sarà, si spera, l’ultimo capitolo nella storia del gruppo.
Ehi, attenzione, forse ci stiamo sbagliando, forse non abbiamo capito niente, forse invece ci ha beccato Gianni Poglio che su panorama.it definisce The Endless River “il luogo della musica suonata, aliena da trucchetti pop, ritornelli demenziali e sonorità preconfezionate. Genio, tecnica, ricerca sonora e intelligenza creativa”.
Rosi dal dubbio, decidiamo perciò di alzare di tre punti il voto al disco portandolo a:

3/10

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Pink Floyd – Louder Than Words

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