protomartyr agent intellect

protomartyr agent intellect

di Mariangela Macocco

A un anno di distanza dal precedente lavoro, Under Color Of Official Right, il primo pubblicato con l’etichetta Hardly Art, e a tre anni dall’album di debutto No Passion All Technique, il quartetto di Detroit capitanato da Joe Casey ritorna sulle scene in questi giorni con The Agent Intellect. Registrato come di consueto in Michigan al The Key Club in Benton Harbor, l’album, sin dalle prime note, si presenta come una particolarmente riuscita declinazione di sonorità new-wave e post-punk, reinterpretate tuttavia magistralmente da Casey e soci.
The Devil In His Youth, brano di apertura non potrebbe essere un miglior biglietto da visita: forsennati giri di chitarra, lunghi riff di basso e un’incessante batteria accompagnano le liriche di Casey che sembra avere trovato la formula magica della propria dimensione poetica.
E’ un album tutto giocato su allusioni e metafore filosofiche, a partire dal titolo, The Agent Intellect, che ci rimanda addirittura alla teoria dell’intelletto di Aristotele. Come per i lavori precedenti, le atmosfere sono cupe e gotiche, anche se, a differenza che nel passato, i temi trattati sono meno astratti e più autobiografici, come per esempio accade in Ellen, brano che ci racconta la morte del padre e la malattia della madre.
Coward Starve è un altro brano bellissimo: è una new wave reinterpretata e resa attualissima quella del gruppo di Detroit. Se ne ha una prova ulteriore in Pontiac 87, che ci presenta un incredibile dialogo fra chitarra e basso che sembrano rincorrersi in una corsa senza posa. E cosi ecco succedersi lungo questo solco, traccia dopo traccia, la già citata, Ellen e Clandestine Time, mentre I Forgive You e Dope Cloud sono brani dal sapore più punk e sono fra i più riusciti dell’album anche a livello vocale. Casey infatti si dimostra un eccellente interprete, capace di adattare la voce sia alla musica che ai testi. Si tratta anche dei pezzi dal ritmo più frenetico e che, assieme a una fulminante Boyce Or Boice e a una bellissima Why Does It Shake? sono fra i momenti che preferisco dell’intero lavoro, sebbene sia difficile segnalare una canzone sulle altre. E’ davvero tutto un album particolarmente felice quello dei Protomartyr, attualmente in tour in Europa, e attesissimi quindi per una esibizione live.

9/10

httpv://www.youtube.com/watch?v=JC7M9ztfS4U

Why Does It Shake?

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