At The Drive-In – Inter Alia RecensioneRise – 2017

At The Drive-In – Inter Alia.

At The Drive-In – Inter Alia Recensione
Rise – 2017

Inter Alia è il ritorno degli At The Drive-In a distanza di 17 anni dal celebrato Relationship Of Command. Celebrato, a dire il vero, soprattutto a distanza di tempo. Perché all’uscita il disco era piaciuto ai fan e aveva lasciato indifferenti i critici. Ed è quanto sta accadendo anche oggi con questa nuova uscita. Cioè, gli stessi critici che oggi celebrano Relationship Of Command scrivendo che Inter Alia non è all’altezza, avrebbero probabilmente fatto lo stesso 17 anni fa.

Gli At The Drive-In non sono una band per tutti

Perché è indubbio che At The Drive-In sono una band peculiare e difficile da inquadrare. Intanto, per amarli dovete aver apprezzato un certo genere di post-hardcore tipo Fugazi. Ma rispetto a loro o a band come The Nation of Ulysses, ossia alla scena Dischord, At The Drive-In possiedono un suono molto più pesante in termini di riff e energia. Per non parlare della voce così peculiare di Cedric Bixler e dei suoi testi a seconda dei punti di vista surreali o demenziali. Nati a El Paso, Texas, non provengono neppure da aree comunemente associate alla scena hardcore, come Washington DC o la California. E nonostante la provenienza texana e l’origine latino-americana della maggioranza fra loro, non troverete certo tracce di tex-mex e mariachi nel loro suono hardcore. Anche questo particolare tende a confondere i critici. Tanto per dare l’idea, uno dei recenti detrattori di Inter Alia  definisce El Paso “sleepy”, “sonnolenta”.

 

Il che dà l’idea del livello di conoscenza della band. In realtà, El Paso fronteggia oltre il confine Ciudad Juarez, e la conurbazione è nota per essere uno dei principali snodi dell’attività dei cartelli della droga, con il contorno di violenza che ci si può immaginare. Delle centinaia di omicidi impuniti di donne a Ciudad Juarez parlava (a modo suo) Invalid Litter Dept. in Relationship Of Command.

La fine e la rinascita degli At The Drive-In

Problemi di droga erano stati all’origine dello scioglimento degli At The Drive-In nel 2001. Quando la travolgente apparizione televisiva al Letterman sembrava poterli consacrare definitivamente dopo i tanti dischi relativamente oscuri degli anni ’90.

 

Ma fra il 2001 e oggi i due principali protagonisti della vicenda, ossia Cedric Bixler e Omar Rodríguez, hanno continuato a collaborare nei Mars Volta e più di recente negli Antemasque. Entrambe esperienze di grande interesse. Poi una riunione per suonare dal vivo e adesso questo Inter Alia e un tour di promozione. Presenti tutti i membri della band, purtroppo con l’eccezione di Jim Ward, rimasto negli Sparta, “l’altra metà” degli At The Drive-In.

Le canzoni di Inter Alia

La prima cosa che gli At The Drive-In sembrano volerci dire con Inter Alia è che non hanno perso niente della forza del passato. Il disco si apre infatti con alcuni dei momenti più massicci: No Wolf Like the Present, Continuum, Tilting at the Univendor sono un assalto in cui Cedric mitraglia le parole e Omar alterna riff (insieme a Keeley Davis)  a cascate di note psichedeliche, secondo il suo stile unico. Notevole anche la ritmica di Paul Hinojos e Tony Hajjar. Segue Governed by Contagions, primo singolo, leggermente più melodica ma ugualmente potente. E poi la sorpresa di Pendulum in a Peasant Dress, uno dei brani migliori non solo di Inter Alia, ma dell’intera produzione della band. Vera rincorsa forsennata di momenti lirici, assalti sonori, stop & go.

La successiva Incurably Innocent, secondo singolo, potrebbe essere la nuova One Armed Scissor. Ma da questo momento non c’è un brano che non lasci traccia. Come Holtzclaw, si immagina dedicata a Daniel Holtzclaw, il poliziotto condannato a un paio di centinaia d’anni di prigione per numerosi stupri. “I won’t take no for an answer”, nel contesto, è una frase che suona particolarmente minacciosa.

Inter alia: un disco privo di pecche?

Ghost-Tape No. 9 è persino sensuale, una dimensione finora sconosciuta per la band. Cosa aggiungere ancora? Le qualità dei musicisti sono tutte al loro posto, la voce a tratti sembra quella del ragazzo di vent’anni fa. Ascoltare per credere il finale travolgente di Torrentially Cutshaw. Poi l’alternanza di raffiche di parole e falsetti anni ’70 può piacere come no, ma non è differente dal passato.

Allora, Inter Alia è un disco privo di pecche? Al contrario di ciò che si legge, il punto è che suona proprio come il seguito di Relationship Of Command, ossia come se fosse uscito nel 2002. Tuttavia, di dischi come questi non è che nel frattempo se ne siano visti tanti, in un panorama rock generalmente esangue. Inter Alia coinvolge, emoziona e si lascia ascoltare a ripetizione. Se vogliamo, il pregio degli At The Drive-In è, potenzialmente, anche il loro difetto: l’unicità spiazzante. Per coloro che li hanno amati tanto è bello ritrovare intanto il mix di disperazione, teatralità, sentimenti ed energia che li ha sempre caratterizzati. E chi scrive è lieta di schierarsi decisamente dalla parte dei fan.

At The Drive-In – Inter Alia
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

2 pensiero su “Recensione: At The Drive-In – Inter Alia”
  1. Non riesco a capire cosa possa piacere di questo disco. Per carità, a tutti piace un po’ di casino, ma davvero fatico a trovare la melodia. Ho amato Relationship of command perchè era il connubio perfetto tra un rock più moderno e quel suono “alla fugazi”, che aveva caratterizzato più gli altri album del gruppo. Canzoni come Napoleon Solo, Hourglass, Lopsided, Communication drive-in, sono esempi di ciò che voglio dire. Relationship of command aveva fatto un passo oltre, più potente ma sempre con quell’impronta di malinconia e melodia che rendeva unico il loro lavoro.
    A me questo sembra il secondo disco degli Antemasque, che pure mi sono piaciuti ma non erano gli ATDI. Non credo sia la mancanza di Ward, è proprio una scelta, come se a 40 anni suonati abbiano voluto dimostrare di non essersi “rammolliti”.

  2. Grazie per il commento. A me gli Antemasque sembrano molto più melodici anche rispetto agli ATDI del passato cui ti riferisci. Vero che Inter Alia ha un suono pesante e quasi metal; tuttavia non ci sento solo casino. Gli sprazzi melodici che mi piacevano nel passato li ritrovo anche qui: è tipicamente ATDI farteli attendere in mezzo a un terremoto di suoni. Erano queste le caratteristiche di RoC che mi piacevano, e le ritrovo anche in questo disco nel quale non speravo più. Ecco la spiegazione. Ciao. Marina

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