Bedouine - Bedouine | recensioneSpacebomb - 2017

Bedouine, un esordio con una lunga storia alle spalle.

Bedouine - Bedouine | recensione
Spacebomb – 2017

Bedouine, il nome d’arte della cantautrice di Los Angeles Azniv Korkejian, rispecchia certo la  sua  storia personale. Korkejian nasce da una famiglia di origine armena in Siria, in una Aleppo che immaginiamo ben diversa da quella attuale. Lì, e poi  in Arabia Saudita,  passa gran parte dell’infanzia, finché la famiglia si trasferisce negli Stati Uniti grazie a una Green Card.

Bedouine, dall’Oriente alla città degli angeli

Nel bailamme creativo  della città degli angeli  la nostra si avvicina presto all’industria musicale, inizialmente nelle vesti di sound designer (qualsiasi cosa voglia dire…). Il passaggio dall’altra parte della barricata avviene in un amen e corrisponde a  questo album di debutto sorprendente,  che si è  guadagnato  l’attenzione della critica e del pubblico.

Fin dalla copertina, che gioca con l’effetto vintage, Bedouine sembra aver in testa, per collocare le sue canzoni nel tempo, un momento  artistico  ben preciso. Siamo dunque negli anni Sessanta/Settanta della musica  pop-rock  americana, quando il mélange tra il soul, un certo country e  i ritmi latini produceva successi a catena e  qualche  capolavoro.

Musicisti importanti per Azniv Korkejian/Bedouine

Personaggi di grande curriculum come il chitarrista Smoky Hormel  (Adele, Johnny Cash, Steve Earle, Marianne Faithfull, Beth Orton, Tom Waits, Rufus Wainwright, ecc.) e il produttore Gus Seyffert (Beck, Norah Jones, The Black Keys) contribuiscono con tutta la loro esperienza alla riuscita del disco. Ma le canzoni di Bedouine,  comunque,  avrebbero  avuto la forza di emergere anche in una veste più dimessa o cantautoriale. Sarebbero piaciute persino se fossero cadute nel calderone di certe produzioni a bassa fedeltà.

 

Ne è prova il brano che apre il disco, Solitary Daughter, ballata eseguita con un compiaciuto distacco, che si piazza a metà strada tra  Laura Marling e The Weather Station. E paga il suo bel tributo al primo  Leonard Cohen. Una testimonianza chiara del buon gusto della cantante ‘girovaga’ e l’aiutino, magari, dei  buoni dischi di famiglia…

Bedouine - Bedouine
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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