Cody ChesnuTT – My Love Divine Degree.
Per aprire un disco con un mini mantra di 26 secondi – Anything Can Happen, tutto può succedere quando la musica è giusta – bisogna essere sicuri che poi qualcosa accada davvero. A cinque anni da Landing On A Hundred, a 14 dalla rilettura dei Roots di The Seed con il suo featuring (ad oggi il suo più grande successo dopo l’esordio low-fi di The Headphone Masterpiece), Cody ChesnuTT ne è convinto. Tanto convinto da dichiarare, a proposito di My Love Divine Degree, che è la sua anima “a fidarsi del potente dono della musica per essere veicolo positivo e condividere il continuo processo di trasformazione personale”.
Stavolta l’ambizione non aiuta Cody ChesnuTT…
Ma ‘trasformare’ l’anima (e il soul) non è cosa semplice. Si rischia di inciampare in ibridi fastidiosi come Africa The Future o Make A Better Man (nonostante l’introduzione gospel a cappella). O, al meglio, si finisce per omaggiare Al Green come negli oltre sette minuti di She Ran Away, brano centrale del disco che avrebbe meritato uno sviluppo più strutturato per tutte le buone idee contenute.
… e My Love Divine suona irrisolto
Invece Cody ChesnuTT preferisce rintanarsi in abbozzi di singoli che mischiano r&b, funk, ska, reggae e hip-hop, come I Stay Ready o Image Of Love, confidando nella ‘malaprogrammazione’ radiofonica, sempre alla ricerca di brani che contengano cori da stadio in stile Coldplay. Anche la presenza di Raphael Saadiq in Bullets In The Street And Blood e nella conclusiva Have You Heard Anything From The Lord Today non risolleva di molto il risultato complessivo. Anything Can Happen, ma a volte invece non succede granché.
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